Cucchi: Viminale, ministero della Difesa e carabinieri si costituiscono parte civile

21 Mag 2019 19:53 - di Redazione
Stefano Cucchi

Carabinieri, ministero della Difesa e Viminale chiedono di costituirsi parte civile contro gli otto uomini dell’Arma per i quali la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio, con l’accusa, a vario titolo e a seconda delle posizioni, di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia, nell’ambito del filone dell’inchiesta sui presunti depistaggi nel caso di Stefano Cucchi, il tossicodipendente e spacciatore romano deceduto il 22 ottobre 2009 nel centro clinico del carcere di Rebibbia.

Le tre istituzioni  hanno presentato istanza per costituirsi come parti civili dopo che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha dato il via libera con una lettera all’Avvocatura dello Stato.
Nell’istanza firmata dall’Avvocatura generale dello Stato si legge che i carabinieri «hanno cagionato un grave danno alle Amministrazioni», che «le imputazioni contestate, tutte procedibili d’ufficio, sono particolarmente gravi anche per le modalità d’azione – avuto particolare riguardo alla qualità di appartenenti dell’Arma dei Carabinieri – ed hanno sortito l’effetto criminoso di sviare l’accertamento pieno di altrui attività delittuosa nel corso di particolari, complesse ed articolate indagini, avendo i militari abusato delle loro qualifiche e funzioni in evidente violazione degli obblighi di servizio e dei doveri del proprio status e per finalità assolutamente contrarie agli interessi e ai compiti propri dell’Istituzione di appartenenza, prioritariamente impegnata nella prevenzione e repressione dei fenomeni criminosi».

Per l’Avvocatura dello Stato, “le singole condotte ascritte hanno infatti intralciato il normale esito e sviluppo delle operazioni di polizia giudiziaria creando grave nocumento all’azione delle autorità».

Nel corso dell’udienza preliminare hanno chiesto di costituirsi parte civile anche la polizia penitenziaria, la famiglia Cucchi, Cittadinanzattiva, il “Sindacato dei Militari” e l’appuntato Riccardo Casamassima, il testimone che, con le sue rivelazioni, ha fatto riaprire il caso. La decisione del giudice è attesa per la prossima udienza del 17 giugno.
«Sto pagando da anni per aver detto la verità in questo processo – accusa Casamassima – Me l’hanno fatta pagare in ogni modo».

Per questa vicenda la Procura di Roma, con il pm Giovanni Musarò, ha chiesto il rinvio a giudizio per otto carabinieri tra cui figurano, tra gli altri, il generale Alessandro Casarsa, allora comandante del Gruppo Roma, e Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma.

Oltre a Casarsa e Sabatino, la richiesta di rinvio a giudizio riguarda anche Francesco Cavallo, all’epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma, Luciano Soligo, all’epoca dei fatti maggiore dell’Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro, Massimiliano Colombo Labriola, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza, Francesco Di Sano, all’epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza, Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei Carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni a cui è contestato il reato di falso e di calunnia.

«Nulla in contrario» alla costituzione di parte civile del Comando generale dei carabinieri nel processo Cucchi, «ma chiediamo che lo stesso atto formale venga svolto ogni volta che i nostri uomini vengono insultati o subiscono lesioni nelle piazze o nel corso di manifestazioni», reagisce  Massimiliano Zetti, segretario generale aggiunto del Sim, il Sindacato Italiano Militare, carabinieri.

«Il principio resta lo stesso: se un collega sbaglia deve pagare, ma – aggiunge Zetti – deve avere tutti i diritti e le garanzie. E diciamo no al tritacarne mediatico-giudiziario. Più in generale, si intervenga non solo quando ad essere danneggiata è l’immagine dell’Arma, ma anche quando ad essere danneggiati sono i singoli carabinieri. Per il resto – conclude il segretario generale aggiunto del Sim – non ci esprimiamo sul merito del processo, attendiamo il lavoro della magistratura e vedremo cosa ne scaturirà».

«Dopo 10 anni oggi è una giornata significativa e sono davvero emozionata per la decisione dell’Arma dei Carabinieri di volersi costituire parte civile, è una cosa senza precedenti – esulta Ilaria Cucchi al termine dell’udienza preliminare – Dedico questo a chi continua a insinuare che la famiglia Cucchi sia contro i Carabinieri e viceversa».

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