Corruzione, commissariato il Comune di Legnano. La procura: «Nomine pilotate»
Il prefetto di Milano, Renato Saccone, ha commissariato il Comune di Legnano. Al posto del sindaco, Gianbattista Fratus, arrestato insieme al vicesindaco, Maurizio Cozzi, e all’assessore alle Opere pubbliche, Chiara Lazzarini, nell’ambito dell’inchiesta “Piazza Pulita”, collegata all’inchiesta sugli appalti in Lombardia, arriverà il viceprefetto Cristiana Cirelli. «Il prefetto – spiega una nota della prefettura – considerato il caso di necessità ed urgenza, per garantire il normale funzionamento del Comune, ha nominato il viceprefetto dottoressa Cristiana Cirelli commissario per la provvisoria gestione dell’Ente, con le funzioni del sindaco e della giunta».
La ricostruzione della Procura
Fratus, Lazzarini e Cozzi, i primi due posti ai domiciliari e l’ultimo agli arresti in carcere, sono indagati per una presunta corruzione elettorale. Secondo i pm di Busto Arsizio, titolari dell’inchiesta, avrebbero messo in piedi un sistema corruttivo portato avanti con «spregiudicate manipolazioni di procedure» e con la «nomina di amici e conoscenti, manovrabili e in futuro riconoscenti». «Le principali nomine delle società partecipate dal Comune di Legnano e le stesse nomine all’interno dell’amministrazione comunale sono state pilotate da soggetti sotto indagine», ha sostenuto il sostituto procuratore di Busto Arsizio, Nadia Calcaterra, aggiungendo che «tra gli indagati c’era uno scarsissimo senso della legalità». «Allarmante e disarmante – ha aggiunto il magistrato – che non percepissero nemmeno il senso della gravità di quello che stavano facendo, quasi fosse un modus operandi diffuso e quindi legalizzato».
Per le nomine «selezioni parallele»
Calcaterra ha parlato di «selezioni parallele» per il sistema di assunzioni a Legnano, che sarebbe stato funzionale alla corruzione: «Il nucleo di valutazione individuava il soggetto, lo contattava e poi modulava l’avviso di selezione anche dal punto di vista della tempistica, in modo da agevolarne l’assunzione», ha detto, sostenendo poi che il sindaco avrebbe utilizzato le nomine come contropartita per l’appoggio elettorale. «È emerso – ha detto Calcaterra – come il sindaco nel 2017 abbia stretto un accordo in sede di ballottaggio con uno dei candidati che aveva perso al primo turno elettorale. In virtù di questo accordo il sindaco avrebbe assicurato, in cambio dell’appoggio elettorale promesso, una nomina, a lui o altra persona all’interno di una società municipalizzata, situazione che effettivamente le indagini hanno permesso fotografare». «Alla fine dello scorso anno – ha proseguito il sostituto procuratore – il prezzo è stato pagato dal sindaco, il quale ha costretto a dimettersi una consigliera di una società municipalizzata e al posto suo ha nominato la figlia del candidato escluso».
L’intercettazione che chiama in causa Salvini
E non poteva non esserci, in questo contesto, una chiamata in causa di Matteo Salvini, citato in una intercettazione in cui Lazzarini, parlando con l’assessore al personale Letterio Munafò, riferisce quelle che sarebbero state le parole del sindaco. «Prima del ballottaggio a livello regionale io ho fatto un accordo con Paolo Alli, Salvini e quell’altro provinciale loro della Lega, in cui Paolo Alli e Guidi (il «candidato escluso»), hanno detto che mi avrebbero appoggiato al ballottaggio e che io in cambio gli avrei dato un posto, quindi devo mantenere questa promessa che ho fatto io, Gianbattista Fratus, per cui per Aemme Linea Ambiente non do nessun consigliere in quota a nessun partito. Li scelgo io quindi», sono le parole di Lazzarini riportate nell’ordinanza e che secondo gli inquirenti, «le reali motivazioni sottese alla nomina di Martina Guidi».