Confintesa, Prudenzano: «Il sindacato unico è inattuabile, troppe le divisioni storiche»
Il Primo Maggio Maurizio Landini parlando a Bologna ha lanciato la proposta del sindacato unico dei lavoratori. Non si capisce se la proposta, rivolta a Cisl e Uil, debba coinvolgere anche i sindacati autonomi che associano i lavoratori che non si riconoscono nella Triplice. Da registrare come Cisl e Uil, da subito, abbiano preso le distanze dal progetto di Landini con dichiarazioni di autorevoli dirigenti sindacali che hanno stoppato il segretario della Cgil. Rimane il fatto che la proposta di Landini ha aperto un dibattito anche in altre organizzazioni sindacali operanti in Italia. Ne parliamo con Francesco Prudenzano, segretario generale di Confintesa, una delle organizzazioni maggiormente rappresentative nel pubblico impiego ma che sta ottenendo lusinghieri risultati anche nel privato.
Segretario Prudenzano, come valuta le parole del segretario della Cgil che parla di sindacato unitario?
Landini sa benissimo che questo è un progetto inattuabile perché le divisioni storiche che lui non vede più con Cisl e Uil sono ancora presenti in tutti i settori delle tre confederazioni sindacali. Inoltre, è chiaro come sia la Cisl che ancor più la Uil non siano disponibili a farsi annullare in un contenitore che li vedrebbe minoritari. In più c’è di strano che Landini voglia coinvolgere anche i lavoratori non iscritti alla triplice o meglio che hanno restituito a loro le tessere non sentendosi tutelati.
Landini ritiene che un sindacato unitario sia la risposta alla frantumazione dei diritti dei lavoratori operata dagli ultimi governi. Confintesa cosa risponde?
Con tutto il rispetto per Maurizio Landini, mi pare che Cgil Cisl e Uil non possano svegliarsi oggi e parlare della frantumazione dei diritti dei lavoratori quando sono stati accondiscendenti nel momento in cui il Governo Monti varava la Legge Fornero sulle pensioni o quando il Governo Renzi cancellava l’articolo 18, né tantomeno abbiano fatto sentire la loro voce quando è stato precarizzato il lavoro italiano.
Segretario lei ritiene allora che è meglio andare separati per ottenere risultati?
Assolutamente no. Ma un conto è il sindacato unico, altro è l’unità dei lavoratori. Confintesa nel suo Statuto all’articolo 2 considera fondamentale il pieno rispetto del principio della libertà sindacale e del pluralismo che ne consegue. In quest’ottica possiamo parlare di un patto per il lavoro condiviso da tutte organizzazioni sindacali presenti sul territorio da presentare al Governo. D’altronde in Italia il pluralismo sindacale è garantito solo nel pubblico impiego, mentre nel privato si vuole passare dall’assenza di regole che garantiscono il pluralismo al sindacato unico? Facciamolo decidere liberamente a lavoratori e aziende da chi farsi tutelare.
Secondo lei Landini vuole monopolizzare l’azione sindacale?
Certo e lo dimostra il fatto che non solo Landini ma anche la segretaria della Cisl e quello della Uil sono contrari all’istituzione del salario minimo legale proprio perché limiterebbe il loro potere contrattuale e annullerebbe la pretesa rivendicazione di essere gli unici a sottoscrivere “contratti leader”, come si è inventato apoditticamente qualche dirigente del ministero del lavoro tempo fa. Il problema vero è quello dell’attuazione della Costituzione e in particolare il recepimento dell’articolo 39 che prevede la registrazione in un apposito albo delle organizzazioni sindacali e non permetterebbe più di autocertificare il numero degli iscritti. Cgil, Cisl e Uil sono stati sempre contrari affinché venga attuato questo articolo della Costituzione.
Segretario allora qual è la soluzione per restituire dignità ai lavoratori italiani?
Anche su questo parla la Costituzione che all’articolo 46 prevede la partecipazione dei lavoratori alla gestione e alla divisione degli utili d’impresa. Su questo c’è una feroce opposizione da un fronte che comprende Confindustria e altre associazioni datoriali e Cgil, Cisl e Uil per i motivi che ho spiegato sopra. Si abbia il coraggio di dire che la triplice non vuole il pluralismo per non perdere il monopolio che la politica nei decenni ha garantito loro.