Cittadinanza italiana a migranti con precedenti penali: arresti per corruzione a Roma

20 Mag 2019 10:46 - di Redazione

Cittadinanza italiana con truffa. E’ stata sgominata un‘organizzazione criminale dedita alla corruzione per il rilascio della cittadinanza. Lo apprendiamo dal Corriere della Sera che dà conto di un’indagine, coordinata dalla procura di Roma, e condotta dagli investigatori della polizia Postale. Rilevata la presenza di oltre 1500 pratiche sospette emerse durante le indagini. Le quali hanno portato  a 6 provvedimenti di custodia cautelare in carcere e 19 perquisizioni, nei confronti di 19 indagati. I destinatari dei provvedimenti sono stati deferiti  per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, favoreggiamento, detenzione abusiva di codici di accesso a sistema informatico, accesso abusivo al sistema informatico del Dipartimento libertà civili ed immigrazione del ministero dell’Interno, utilizzato per l’istruttoria relativa alle pratiche per la concessione della cittadinanza italiana a firma del presidente della Repubblica.

Cittadinanza a chi aveva precedenti penali

L’operazione è partita dalla denuncia presentata al Cnaipic dalla Direzione centrale per i diritti civili, dopo sospette anomalie informatiche. Le indagini sviluppate dagli specialisti della Postale hanno permesso di scoprire più gruppi criminali che, grazie alla presenza di una dipendente del Dipartimento, erano in grado di aggirare anche gravi situazioni ostative alla concessione della cittadinanza italiana, come precedenti penali, reddito insufficiente, mancanza di residenza. Il gruppo vede al vertice del sistema criminale la dipendente del Dipartimento libertà civili ed immigrazione, l’assistente informatico D.S. già condannata in rito abbreviato a quattro anni ed otto mesi di reclusione oltre la confisca di 49.000 euro, sequestrati quale parte dei proventi illeciti, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’estinzione del rapporto d’impiego con la pubblica amministrazione.

La centrale, il negozio di un egiziano

«Questa, in particolare – leggiamo sul Corriere–  si era procurata le password di accesso dei dirigenti del Dipartimento libertà civili, dietro compenso e sanava con il diretto intervento sul sistema informatico gestionale delle procedure istruttorie anche gravi irregolarità, favorendo la conclusione positiva dell’iter per la concessione della cittadinanza». Il sistema criminale, era organizzato secondo un vero e proprio schema «commerciale» con diversi «procacciator di clienti corruttori», veri e propri «agenti di commercio». Tra questi in particolare, emerge la figura di un egiziano, colpito da ordine di custodia cautelare in carcere, esercente un’attività di vendita di frutta presso il cui locale commerciale, come dimostrato dalle videoriprese nel corso di intercettazioni ambientali, aveva sede la vera e propria centrale operativa del gruppo, dove avveniva la raccolta delle «pratiche» e del denaro. Il prezzo della trattazione variava  fino ad un costo superiore ai mille euro, ripartiti tra i membri del gruppo in base al ruolo ricoperto nell’associazione.

Vasto sistema di illegalità

Il sistema è stato scoperto grazie a intercettazioni ambientali. Le ulteriori verifiche hanno infine permesso di risalire ai «libri mastri» e all’individuazione di ulteriori migliaia di pratiche. Nel corso delle diverse attività di perquisizione sono stati sequestrati tra l’altro 135.000 Euro in contanti provento delle attività di corruzione. Complessivamente oltre i 12 indagati parti attive nel «sistema» ed il marito della D.S. indagato per favoreggiamento reale, sono state deferite, sempre per corruzione, altre 7 persone tra le quali un avvocato del foro romano.

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  • MAIO@gmail.com 20 Maggio 2019

    Rimandarli da dove sono venuti con i loro protettori