Camorra, il boss evita l’ergastolo: ha ucciso prima dell’istituzione della Dda
Colpo di scena per un procedimento a carico del boss ed ex collaboratore di giustizia, Salvatore Belforte, di Marcianise, grosso centro industriale nei pressi di Caserta. Sotto accusa per l’omicidio del ventenne Orlando Carbone, il feroce capo del clan dei Mazzacane, secondo quanto sostengono i suoi avvocati, non potrà essere giudicato dinanzi al tribunale di Napoli e alla Direzione distrettuale antimafia, ma dovrà essere processato per con il rito ordinario con i giudici competenti territorialmente e con legge in vigore all’epoca dei fatti. «Orlando – ha confessato il boss Belforte – l’ho ucciso perché era un testimone scomodo qualche giorno dopo la strage di San Martino avvenuta a Marcianise l’11 novembre 1986». Il boss non ha precisato a caso la data. In quegli anni, infatti, non era stata istituita ancora la Dda e non erano quindi stati introdotti i reati collegati alla criminalità organizzata cioè le associazioni di tipo mafioso. Bisognerà attendere l’arrivo del magistrato Giovanni Falcone alla guida della direzione Affari penali del ministero della Giustizia.Fu in questa veste, infatti, che Falcone contribuì in modo significativo alla costituzione dell’attuale sistema investigativo antimafia. La strage di Capaci in cui, oltre a lui e alla moglie Francesca Morvillo, morirono anche gli uomini della sua scorta fu ordinata da Totò Riina anche per questo.