Boss sul set e nella realtà: ergastolo definitivo per l’attore di “Gomorra”

9 Mag 2019 16:30 - di Redazione

Attori sul set di Gomorra, il film di Matteo Garrone nato dall’omonimo best seller di Roberto Saviano, camorristi a tutto tondo nella realtà. Tanto da essere condannati all’ergastolo dalla Cassazione: si tratta dei fratelli Bernardino e Giuseppe Terricciano, che la Suprema Corte ha riconosciuto colpevoli di un duplice omicidio, avvenuto a Villa Literno, nel Casertano, nel 1992 e nel quale caddero Luigi Caiazzo e suo figlio Giuseppe. Il duplice delitto fu uno dei tanti regolamenti dei conti che in quegli anni insanguinarono la Campania, in particolare il territorio a nord di Napoli. Padre e figlio, infatti, erano appartenenti alla “Nuova camorra organizzata”  di Raffaele Cutolo, clan rivale del cartello criminale dei Casalesi. Furono uccisi perché lavoravano alla riorganizzazione della Nco nell’Agro aversano.

Bernardino Terracciano colpevole di duplice omicidio

Dei fratelli Terracciano, il più noto è Bernardino, che ha interpretato il ruolo di un boss di camorra anche nel film L’imbalsamatore, sempre di Garrone. Nel 2008, invece, in Gomorra era Zì Bernardino, un estorsore per conto del clan dei Casalesi. Terricciano non è l’unico volto del film tratto dal libro di Saviano ad avere avuto guai con la giustizia. Prima di lui, una condanna per estorsione a tredici anni fu comminata a Giovanni Venosa, boss dei Casalesi dentro e fuori dal set. Nel 2012 le manette scattarono ai polsi di Marcello D’Angelo, nel film semplice comparsa. Anche lui era accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Il lungo elenco dei volti di “Gomorra” finiti in carcere

Fu invece la droga, nel 2012, a portare in galera il 20enne Nicola Battaglia: fu colto in flagranza dagli agenti a Scampia mentre cercava di scappare con la droga. Nel film, come nella realtà, faceva il pusher. Proprio come il nigeriano Pjamaa Azize. Arrestato a 35 anni a Castel Volturno, principale location di Gomorra. Lo spaccio di droga portò in carcere anche un altra comparsa del film, un impiegato 50enne del Comune di Napoli, accusato di concorso in spaccio di droga. Prima di Terricciano, l’ultimo in ordine di tempo era stato Salvatore Russo, finito in manette nell’ambito di un’operazione che ha sgominato un’organizzazione criminale che gestiva lo spaccio a Scampia, nelle Case dei Puffi, così definite per i loro soffitti molto bassi.

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