Altra tegola sulla Comi, ancora sotto torchio dei pm: l’accusa è «truffa all’Europarlamento»

29 Mag 2019 11:17 - di Redazione

Altra tegola per Lara Comi: su di lei piomba una nuova accusa secondo la quale sarebbe indagata per «truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche». Secondo quanto riferito, tra gli altri, dal Corriere della sera in queste ore, dunque, la procura di Milano avrebbe inserito nel registro degli indagati l’ex europarlamentare forzista, arrivata terza per numero di preferenze alle elezioni europee di domenica, e dunque tra i probabili eletti. Un’affermazione, la sua,che ora dovrà fare i conti con il nuovo capo d’imputazione.

La Comi ancora sotto torchio dei pm: è indagata per truffa all’Europarlamento

Dunque, mentre il leader di Forza Italia, Silvio Berlsuconi, è alle prese con la decisione finale su quali dei 4 seggi conquistati domenica a Bruxelles come capolista alle elezioni europee cedere a 3 dei 4 secondi arrivati – fra cui, appunto, proprio la Comi votata al Centro-Nord da 32000 elettori – una nuova tegola della procura milanese piomba tra capo e collo sulla testa della Comi che, secondo i pm milanesi, avrebbe addebitato e scaricato i costi della sede a Varese di Forza Italia sul conto spese da parlamentare europea. Tutto partirebbe dalla testimonianza di un collaboratore del quotidiano varesino La Prealpina, passato nel giro di breve da teste e co-indagato, legato alla Comi da «un contratto di prestazione servizi come autore dei discorsi, dei comunicati, dei post sui social». All’inizio, spiega il Corriere, «lo stipendio è mille euro che, essendo costi di esercizio dell’attività parlamentare, Comi ha diritto di farsi rimborsare da Bruxelles. A gennaio di quest’anno, però, il giornalista si sente escogitare una proposta da Carmine Gorrasi (ex consigliere comunale a Busto Arsizio, poi segretario varesino di Forza Italia, uomo di Caianiello), finalizzata ad aggirare il problema che Comi non versasse quanto i dirigenti locali del partito ritenevano dovesse corrispondere per contribuire alle spese delle strutture a Varese».

L’interrogatorio del giornalista diventato da teste a co-indagato

Scatta così l’idea di un aumento ufficiale di stipendio al giornalista a quel punto corrisposto mensilmente di 3000 euro, a condizione però che ogni volta il cronista ne «retroceda» 2000: «così – scrive il quotidiano di via Solferino – le spese del partito avrebbero finito per essere pagate non dalla dirigente forzista ma, di fatto, dai fondi europei destinati al rimborso delle spese di lavoro dell’europarlamentare». Tutto si sarebbe fermato comunque prima di partire: come riferisce il Corriere della sera, infatti, «l’accordo non ha però fatto in tempo a tradursi nella prima retrocessione di soldi perché l’europarlamento, nel verificare la realtà del lavoro del giornalista per la Comi, stava iniziando ad aprile a liquidare lo stipendio con la cifra “maggiorata”: e il 7 maggio ci sono stati gli arresti.Se in futuro – conclude il Corriere – dovesse venir meno l’elemento dell’indizione in errore, il reato non sarebbe più truffa, ma  «indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato o delle Comunità europee»: cioè un qualcosa da sanzionare con un’ammenda amministrativa.

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