Al Salone del libro spunta un’altra defezione antifascista. La farsa del collettivo Wu Ming…

5 Mag 2019 19:04 - di Marta Lima

I compagni si mobilitano contro gli scrittori non graditi, perché di destra, e annunciano solidarietà a Christian Raimo, il consulente del Salone del Libro di Torino che aveva concluso la sua sterile polemica contro l’invasione editoriale “fascista” con delle ingloriose dimissioni. I compagni sono quelli di Wu Ming, di Bologna, che spiegano: “La settimana scorsa abbiamo annunciato la partecipazione di Wu Ming 4 al Salone Internazionale del Libro di Torino, il 12 maggio, per presentare l`antologia di suoi scritti su J.R.R. Tolkien Il Fabbro di Oxford, in uscita per la casa editrice Eterea. Oggi annunciamo che la presentazione è annullata”.

Una defezione-farsa, dopo le polemiche che avevano portato alle dimissioni di Raimo, per le sue assurde  uscite sulla cultura di destra e la presunta deriva fascista del Salone stigmatizzata anche sul nostro giornale.

All’indomani del suo addio al Salone, però, quelle tesi bislacche di Raimo sono state riprese dal collettivo di Wu Ming, un polo letterario di estrema sinistra, un collettivo di scrittori provenienti dalla sezione bolognese del Luther Blissett Project (1994-1999), divenuto celebre con il romanzo Q. A differenza dello pseudonimo aperto “Luther Blissett”, “Wu Ming” indica un preciso nucleo di persone, attivo e presente sulle scene culturali dal gennaio del 2000, sempre rigorosamente su un livello politico ben preciso. Il collettivo Wu Ming fa parte di un “collettivo di collettivi” la Wu Ming Foundation, che comprende anche altri progetti, come la punk-rock band Wu Ming Contingent, il blog Giap, l’officina di narrazioni Wu Ming Lab e altri gruppi di lavoro di ispirazione comunista.

“Ormai è noto – scrivono quelli di Wu Ming -: al Salone avrà uno stand Altaforte, di fatto la casa editrice di Casapound. Nei giorni scorsi questa notizia ha suscitato molte critiche ed esortazioni a tenere fuori dalla kermesse una presenza platealmente neofascista. E come ha risposto il Comitato d’indirizzo del Salone? Con un comunicato che in sostanza dice: Casapound non è fuorilegge, dunque può stare al Salone, basta che paghi. Come spesso accade, ci si nasconde dietro il legale per non assumersi una responsabilità politica e morale. Per rigettare il fascismo non serve un timbro della questura. Noi riteniamo che i fascisti vadano fermati e, metro dopo metro, ricacciati indietro…”, è la moderata e tollerante posizione dei simpatici compagni scrittori di Bologna…

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • valerie 6 Maggio 2019

    Contro il fascismo non c’è bisogno della questura; è sufficiente che uno qualunque di sinistra si svegli storto la mattina e punti il dito contro quello che non l’ha salutato, e quello deve finire appeso a testa in giù.