A causare il cancro è il cibo, non la sfortuna. Ecco cosa svela una ricerca italiana

21 Mag 2019 15:44 - di Redazione

Era il 2015 e le conclusioni di un team della Johns Hopkins School of Medicine in uno studio pubblicato su Science fecero scalpore: chi è colpito da un tumore in molti casi è stato solamente “colpito da sfortuna“, era in poche parole l’esito della ricerca che con modelli matematici mostrava come il collegamento con stili di vita o difetti genetici fosse di ben minore impatto rispetto alla casualità, contrariamente a quanto la scienza da più parti aveva sostenuto fino ad allora. Si aprì un’accesa polemica. E oggi è uno studio italiano a segnare una nuova svolta nel dibattito. Pubblicato su Nature Genetics, il lavoro targato Istituto europeo di oncologia e università Statale di Milano suggerisce che “non ci si ammala di cancro per caso o per sfortuna”.

Cancro, i risultati dello studio

I risultati confermano che le cause della malattia sono da rintracciare nell’ambiente e che le cosiddette “traslocazioni cromosomiche”, particolari alterazioni geniche fra le più frequenti e importanti per lo sviluppo dei tumori non avvengono casualmente. Niente predestinazione. Lo studio è finanziato dall’European Research Council (Erc). I ricercatori guidati da Piergiuseppe Pelicci, direttore della Ricerca Ieo e professore di Patologia generale all’università degli Studi di Milano, e Gaetano Ivan Dellino, ricercatore Ieo e di Patologia generale della Statale, in collaborazione col gruppo diretto da Mario Nicodemi, docente dell’ateneo di Napoli Federico II, spiegano che le traslocazioni cromosomiche sono prevedibili e provocate dall’ambiente esterno alla cellula.

«Nel corso della vita, un uomo su 2 e una donna su 3 si ammalano di cancro – spiega Pelicci – Perché? Un tumore si sviluppa quando una singola cellula accumula 6 o 7 alterazioni del Dna a carico di particolari geni: i geni del cancro. La domanda diventa quindi cosa causa quelle alterazioni. La ricerca di una risposta ha creato due scuole di pensiero: una che identifica la causa principale nell’ambiente in cui viviamo e nel nostro stile di vita, e l’altra che ne attribuisce l’origine alla casualità e dunque, in ultima analisi, alla sfortuna». I tumori contengono due tipi di alterazioni a carico dei cosiddetti geni del cancro (oncogeni): le mutazioni che causano piccoli cambiamenti della struttura di un gene, e le traslocazioni cromosomiche che causano fino alla fusione di due geni.

La rivista Science ha pubblicato più lavori (nel 2016, 2017 e 2018) firmati dall’autorevole scienziato Bert Vogelstein, che dimostrano in maniera inequivocabile che due terzi delle mutazioni trovate nei tumori si formano durante la normale vita dei nostri tessuti, quando le cellule duplicano il proprio Dna per moltiplicarsi. Siccome queste mutazioni sono considerate inevitabili, perché dovute ad errori casuali, Vogelstein ha dovuto concludere che le stesse avverrebbero in ogni caso, anche se il nostro fosse un pianeta perfetto, e i nostri stili di vita irreprensibili.

Quindi non potremmo fare nulla per evitare di ammalarci ma solo sperare non tocchi a noi, contando sulla fortuna. I tre lavori pubblicati da Science sono solidi, osservano i ricercatori tricolore, e hanno stimolato un grande dibattito nella comunità scientifica e nella società. Se la maggioranza delle mutazioni che causano il cancro sono casuali, la possibilità di determinare la propria salute mediante scelte consapevoli ne esce compromessa. In particolare, quanto è ancora importante la prevenzione? «Nel numero della rivista Nature Genetics – dice Dellino – pubblichiamo un lavoro che mette in discussione la casualità delle traslocazioni cromosomiche, uno dei due tipi di alterazioni geniche trovate nei tumori».

Le traslocazioni, prosegue l’esperto, «sono la conseguenza di un particolare tipo di danno a carico del Dna, ossia La questione che cambia la prospettiva della casualità del cancro, chiarisce lo scienziato, «è che l’attività di quei geni è controllata da segnali specifici che provengono dall’ambiente nel quale si trovano le cellule, che a sua volta è influenzato dall’ambiente in cui viviamo e dai nostri comportamenti. Dall’apporto di energia, dal tipo di microbi con cui conviviamo, dalle sostanze che ingeriamo», conclude Dellino. «Questa scoperta – gli fa eco Pelicci – ci insegna che la sfortuna non svolge alcun ruolo nella genesi delle traslocazioni e non esiste base scientifica che ci autorizzi a sperare nella fortuna per evitare di ammalarci. Anzi, abbiamo un motivo scientifico in più per non allentare la presa sulla prevenzione dei tumori: negli stili di vita, nel tipo di mondo che pretendiamo, nei programmi di salute che vogliamo dal servizio sanitario. Anche nel tipo di ricerca che vogliamo: ad oggi, i fondi per quella in prevenzione sono solo il 5-10% del finanziamento totale alla ricerca sul cancro”.

Ad oggi si conoscono con certezza alcuni dei fattori ambientali che causano il cancro, riepilogano gli scienziati: fumo, alcol, obesità, inattività fisica, eccessiva esposizione al sole, una dieta ad alto contenuto in zuccheri e carni rosse o processate, e a basso contenuto di frutta, legumi e vegetali. La comunità scientifica concorda sul fatto che se tutti questi fattori fossero eliminati – e ciascuno è eliminabile – potremmo prevenire il 40% dei tumori.

Si conoscono anche alcuni virus e batteri che causano cancro: il virus Hpv per cervice e faringe, il virus Hbv per il fegato, il batterio Helicobacter pylori per lo stomaco. La vaccinazione contro quei virus e l’uso degli antibiotici contro quel batterio hanno dato risultati nella riduzione dell’incidenza dei tumori, e hanno il potenziale di evitare, da soli, il 15% dei tumori nel mondo, dicono i ricercatori. Anche l’esposizione ad agenti inquinanti ambientali, occupazionali o industriali è causa di una frazione di casi. Ma a parte alcune eccezioni come l’amianto, non è chiaro ancora quali siano e quanto incidano.

 

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