Zingaretti lancia il vicepresidente Smeriglio a Straburgo. Regione chiusa…
Ma quale rispetto per le istituzioni. La regione Lazio la state smobilitando senza che nessuno fiati. A meno che non ci sia un’intesa con i Cinquestelle per non dare fastidio al manovratore. Non è più così normale che Nicola Zingaretti si debba dedicare alla campagna elettorale del Pd in tutta Italia. “Tanto c’è il vicepresidente”, dicevano. Macché, Massimiliano Smeriglio si candida alle europee nella quattro regioni del centro Italia. Col Pd ovviamente. Diventerà introvabile anche lui.
Arriva il risiko, ma è roba vostra
Tutto questo non è normale. Auguri a chi si candida ma non va bene. Tanto più che c’è il risiko prossimo venturo. Al posto di Smeriglio, farà il vicepresidente della giunta l’attuale presidente del consiglio regionale, Daniele Leodori. Al posto di Leodori andrà l’attuale capogruppo del Pd, Mauro Buschini. E via discorrendo. Ma mica è roba vostra.
Con queste mosse, Zingaretti comincia a prenotare i posti per le politiche anticipate, chè tanto arriveranno.
Pd come il Pci, Calenda zittito
In più, con tanto di spostamento a sinistra dell’equilibrio del Pd, sempre più indirizzato verso il Pci. Altro che Calenda, zittito con la poltrona al nord-est. Anzi, il Pd si sposta all’estrema sinistra, perché Smeriglio andrà a rappresentare proprio quell’area a Strasburgo, a dispetto di quanti non digeriscono l’accordo col Nazzareno: “Ci sono io a garantirvi”, dirà ai riottosi.
Non va sottovalutato l’attuale vicepresidente a ore della regione Lazio. E’ un furbo vero, ed è soprattutto pericoloso. Sa quando ritirare la mano e quando sferrare il colpo decisivo.
Per i loro giochi usano la regione. E stavolta è tutta intera l’opposizione che ha la responsabilità di dover reagire. Unitariamente. Tutti e 26 i consiglieri eletti con le coalizioni che non hanno vinto a marzo 2018 hanno il dovere di scrivere la parola fine a questa commedia. Chi dovesse tirarsi ancora indietro di fronte allo sfregio alle istituzioni si assumerà la gravissima responsabilità di tenere in piedi un baraccone di partito.