Zingaretti fa lo spaccone antimafia in Sicilia, ma si è scordato i soldi di Buzzi

25 Apr 2019 6:00 - di Francesco Storace

Che c’è andato a fare a Castelvetrano, ieri, Nicola Zingaretti? Non è Montalbano, verrebbe facile la battuta. E non ha nemmeno – diciamo – il curriculum vitae per intestarsi una battaglia antimafia. In Sicilia si vota domenica per le amministrative e Zingaretti (Nicola) ha calcato la mano sulla sua presenza di ieri nel paese che va ad elezioni comunali. “Vado nel paese di Matteo Messina Denaro”, ha annunciato con la solita prosopopea. Offendendo tutti gli abitanti, che non sono certo mafiosi. Oppure, “salvare” solo chi andava alla sua passeggiata elettorale. Perché i suoi sarebbero persone perbene e gli altri no? Il vecchio vizio non muore mai. Buoni e cattivi, amici e nemici.

I soldi di Buzzi

Castelvetrano ha semmai bisogno di libertà dal bisogno. E non la può garantire il segretario del Pd. Certo, Zingaretti non è mafioso. E nessuno si può permettere accuse ambigue nei suoi confronti. Ma è in condizione di fare lezioni? Troppa ipocrisia, nascosta sotto il tappeto. Che vai a fare “nel paese di Matteo Messina Denaro” se tutti sanno che tra i finanziatori elettorali hai avuto Salvatore Buzzi, che per mafia è stato condannato? Prudenza, Nicola, che poi ti ritorna tutto addosso.
Anche perché arrivare, restare un paio d’ore e poi tornarsene a casa è abbastanza tranquillo. Se Castelvetrano è “il paese di Matteo Messina Denaro” non basta una comiziata, ma magari il rinnovamento generale. Il cambiamento reale.
Lo propone la destra, orgogliosa del suo simbolo con Fratelli d’Italia. Davide Brillo, candidato sindaco, avvocato, poco più che trentenne, alla testa della sua lista. Solo lui, con i suoi candidati, a nome di un centrodestra che a Castelvetrano ha visto volatilizzarsi le liste di Forza Italia e persino della Lega. Capisce Zingaretti che cosa vuol dire non identificarsi con il passato? Anche Fratelli d’Italia avrebbe potuto mimetizzarsi in liste civiche e ciniche. No, proprio in quel paese la battaglia per la legalità nel centrodestra si fa con le bandiere di chi ha la forza, il coraggio e la responsabilità di essere presente. Con la propria faccia.In questa tornata elettorale, l’unica forza di centro destra è quella di Fdi che va da sola col suo candidato sindaco, senza aver ceduto alle tentazioni di altri movimenti politici e liste.

“E’ la città di Giovanni Gentile”…

La strada intrapresa da Fdi è certamente la più difficile, ma la più trasparente e coerente, senza cedere ai tanti “canti delle sirene”.
Anziché definire Castelvetrano “il paese di Matteo Messina Denaro”, il segretario di un partito importante avrebbe fatto meglio a studiare di più, a informarsi. Avrebbe scoperto magari che grazie alle candidature di rinnovamento Castelvetrano potrebbe tornare ad essere riconoscibile come la città di Giovanni Gentile, di Gennaro Pardo, di Giorgio Santangelo, di Virgilio Titone, di Pippo Basile.
E’ in questo splendido affresco di cultura che si forma una classe dirigente, quella capitanata proprio da Davide Brillo, che vuole cambiare tutto quello che non va e puntare alto. Dopo due anni di commissariamento per mafia, Castelvetrano ha in casa sua – senza che ad indicargliela sia Nicola Zingaretti – la strada per riemergere. Selinunte non è Cosa nostra.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *