Vittorio Feltri contro Mattarella: perché non dice che i rossi sono peggio dei neri?
Si presenta come una lettera aperta al presidente Sergio Mattarella l’editoriale di Vittorio Feltri oggi su Libero. Il giornalista dice la sua sul tema fascismo-comunismo e lo fa da “semplice cronista” che ha “leggiucchiato” di storia.
Non è vero – argomenta Feltri – che il fascismo non fece mai cose buone come vorrebbe Mattarella, poiché “l’avvento delle camicie nere ha impedito il trionfo del bolscevismo e non mi pare che le bandiere rosse fossero migliori delle prime”. Il comunismo è stato una “sciagura”, continua Feltri, ma una sciagura rimossa. “Non c’è nessuno, nemmeno il capo dello Stato, che ne rammenti le stragi, gli atti contro l’umanità, le soperchierie. Tutti zitti e ancora ossequiosi nei confronti delle dittature rosse, quasi fossero state qualcosa di salvifico e degno di lode”. Il fascismo non va assolto, precisa infine, ma gli accadimenti di Ungheria e Cecoslovacchia non possono essere archiviati “sotto la voce di piccoli incidenti di percorso” per non dire delle “schifezze dei gulag” e delle “prodezze di Togliatti a riguardo degli alpini nostrani”.
Risultato? “I marxisti continuano ad essere apprezzati e i camerati sputacchiati”. Si liquidano i repubblichini e si tollerano i compagni: un pensiero “distorto” basato su falsità storiche inaccettabili. “Ci dispiace – è il finale di Feltri – che persino un uomo probo della statura di Mattarella si adegui all’andazzo e avalli la tesi dei progressisti di nome e non di fatto, gente faziosa e priva di giudizio”.