Verona, Zelger: «La propaganda passa, i contenuti restano. Vinceremo la battaglia per le famiglie»

4 Apr 2019 13:10 - di Annamaria Gravino

È l’uomo che ha reso Verona “Città per la vita”, con una mozione che ha avuto eco a livello internazionale. Ma, benché il suo nome sia comparso poco, è anche la persona che ha reso possibile in città il Congresso mondiale delle famiglie, iniziando un anno prima a preparare il terreno e poi occupandosi anche materialmente della logistica dell’evento. Alberto Zelger è un signore di 70 anni, di professione analista, che da consigliere comunale di lungo corso ha capito che la sua città poteva vincere la scommessa di diventare per tre giorni la capitale internazionale delle famiglie e non ha avuto remore a farsi “sherpa” perché potesse accadere. «È stato faticoso, c’è voluto un grande lavoro, ma alla fine abbiamo convinto anche gli americani che Verona era il posto giusto», spiega, sottolineando che l’evento ha avuto anche una ricaduta in termini di visibilità per le bellezze scaligere.

Dott. Zelger, a qualche giorno alla fine del Congresso, che notizie ci porta dal Medioevo?

Che il Medioevo è stato un secolo di grande fioritura artistica, culturale e anche tecnologica. Chi ne parla in termini dispregiativi, evidentemente, non conosce Giotto, Dante, Petrarca, Boccaccio, persone che hanno illuminato un’epoca storica favolosa. Queste persone, in questo modo pensano di offendere chi propone dei diritti veri e propri, dal diritto di una famiglia a vivere decorosamente a quello di avere aiuti da parte dello Stato. In altri Paesi si fa molto di più.

Faccia un esempio.

Partiamo dal dato culturale. Da noi si ha l’impressione che esista un accanimento contro chi fa figli: chi fa figli consuma di più, quindi è più ricco e paga di più. Ma non è così. Chi fa figli sta facendo crescere i cittadini di domani e questo è un bene per la società. Voglio ricordare quello che ha detto il ministro della Famiglia ungherese, Katalina Novak, madre di tre figli e una dei tanti relatori di spessore che abbiamo avuto. Lei ha invitato a considerare i soldi dati alla famiglia non come spese, ma come un investimento per il futuro.

Quanto è passato secondo lei dei contenuti del Congresso?

Avevamo una situazione mediatica molto sfavorevole, ci hanno sparato tutti addosso senza guardare ai contenuti. E invece sarebbe stato opportuno ascoltare con attenzione quello che c’era da dire ed è stato detto. Abbiamo avuto dei relatori eccezionali, così tanti che nemmeno io sono riuscito a sentirli tutti. Sono emersi suggerimenti per le politiche per la famiglia che il nostro governo dovrebbe voler realizzare con forza.

La considera un’occasione persa?

No. Quei contenuti restano, e a breve forniremo tutti i materiali per un’azione concreta di sostegno alla famiglia. Intanto registro con favore la proposta illustrata dal ministro Fontana e da Salvini di una flat tax per le famiglie con un reddito fino a 50mila euro. Questo sarebbe un vero aiuto concreto.

Ha citato il ministro ungherese. Fra i relatori c’è stata anche Giorgia Meloni, applauditissima. E altre donne di spessore, affermate, autorevoli hanno arricchito i vostri lavori. Ma non volevate le donne a casa a fare figli e lavare piatti?

Questa è un’altra delle falsità propagandistiche usate contro di noi. Noi siamo per un autentico diritto della donna a realizzarsi nella professione e nella famiglia, ad accogliere la vita, a conciliare i tempi, a non dover scegliere una cosa a discapito dell’altra. In Italia questo diritto è ancora in larga parte negato, anche in questo caso perché manca l’aiuto dello Stato.

Lei ha promosso la mozione “Verona città per la vita”, nella quale si chiedeva di fare il punto sulla legge 194. È di quelli che vogliono abolirla?

Quella mozione ha avuto una eco, che non mi aspettavo. Se n’è interessata anche la stampa internazionale, ma in realtà dice una cosa molto semplice: dall’introduzione della 194 sono passati 40 anni, si chiede che venga fatto un “tagliando”. L’unico suggerimento che c’è è prevedere un aiuto economico alle donne che aspettano un bambino e fanno fatica perché magari sono in difficoltà economiche o rischiano di perdere il lavoro o sono rimaste sole.

In sintesi, si propone di creare le condizioni perché la donna abbia alternative all’aborto. Non è, in teoria, anche lo spirito della 194?

Lo sarebbe, se la legge venisse applicata nella sua interezza. Invece la prima parte resta inapplicata. Io ho sempre detto in maniera chiara che è giusto applicare anche la parte che prevede la rimozione delle cause che inducono la donna ad abortire. Lo Stato deve fare rete intorno alle donne, che invece sono abbandonate a loro stesse.

 

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