Vaccini: il 48 per cento degli europei pensa abbiano seri effetti collaterali
Vaccini uguale dubbi. Anche se così non dovrebbe essere. Da un sondaggio Eurobarometro effettuato in marzo nell’Ue emergono dati poco confortanti e contraddittori. Il 46% degli italiani pensa che le vaccinazioni provochino seri effetti collaterali. Alla domanda se i vaccini possano spesso produrre effetti collaterali seri, il 46% degli interrogati nel nostro Paese ha risposto in modo errato, dicendo cioè che è vero, mentre solo il 42% ha dato la risposta giusta, cioè che è falso. Il 12% ha ammesso di non saper rispondere. Gli italiani, in questo, sono più informati della media Ue: il 48% degli europei ha dato la risposta sbagliata, cioè pensa che vaccinarsi dia spesso seri effetti collaterali, mentre solo il 41% ha dato quella giusta (l’11% non sa rispondere). Gli italiani sono molto meglio informati dei francesi, che al 60% pensano che vaccinarsi provochi frequentemente effetti collaterali gravi, e dei britannici (54%). Siamo appaiati con i tedeschi, che al 46% danno la risposta sbagliata. Fanno meglio di noi, tra i grandi Paesi europei, gli spagnoli (‘solo’ il 43% dà la risposta sbagliata). I più consapevoli di tutti sono gli svedesi, dove appena il 26% della popolazione pensa che vaccinarsi comporti seri effetti collaterali; i più disinformati sono i ciprioti (65% sbaglia). Per il vicepresidente della Commissione Europea Jyrki Katainen “il 48% degli europei crede, sbagliando, che i vaccini possano produrre spesso seri effetti collaterali e il 38% pensa che possano provocare le malattie dalle quali dovrebbero proteggerci. Ciò significa che il nostro lavoro per aumentare la copertura e per combattere con la disinformazione sui vaccini è lungi dall’essere finito“.
efficaci per il 52 per cento degli europei
Nell’Ue, comunque, il 52% (il 49% in Italia) pensa che i vaccini siano sicuramente efficaci nel prevenire l’influenza, la meningite, l’epatite, il morbillo, il tetano e la poliomielite, mentre il 33% (il 29% nel nostro Paese) pensa che siano “probabilmente” efficaci. Il 6% (il 7% in Italia) pensa che probabilmente non lo siano e il 3% (il 4% da noi) pensa che non lo siano affatto; il 2% non sa rispondere (come da noi) e il 4% (il 7% in Italia) ritiene che dipenda dalla malattia. La consapevolezza varia in base al livello culturale: il 59% di coloro che hanno completato l’istruzione a 20 anni o successivamente pensa che i vaccini siano efficaci per prevenire le malattie, contro appena il 50% per coloro che hanno smesso di studiare a 15 anni o prima. L’Eurobarometro lascia scorgere in Italia, e non solo, uno ‘zoccolo duro’ di no vax: se il 43% concorda totalmente e il 36% tende ad essere d’accordo con l’affermazione che la vaccinazione è importante per proteggere coloro che non possono vaccinarsi, come i neonati, le persone immunodepresse o molto malate, il 12% tende a non essere d’accordo e il 4% dissente totalmente. In tutto si tratta del 16% della popolazione, mentre la media Ue è del 9% (il 7% tende a non concordare e il 2% dissente totalmente).
il 47 per cento si fida del medico
In Italia il 32% pensa che i vaccini sovraccarichino e indeboliscano il sistema immunitario (il 31% nell’Ue), mentre il 54% pensa che non sia così (il 55% nell’Ue); il 14% non sa rispondere. In Francia le percentuali sono rispettivamente del 34%, 51% e 15%; in Austria del 42%, 46% e 12%. Da noi il 34% (il 38% nell’Ue) pensa che i vaccini possano causare la malattia dalla quale dovrebbero proteggerci, mentre il 53% pensa che sia falso (il 49% nell’Ue); il 13% non sa rispondere. In Francia le percentuali sono rispettivamente del 45%, 45% e 10%. Se il 71% degli italiani (l’80% degli europei) pensa che i vaccini siano sottoposti a test rigorosi prima che ne sia autorizzato l’uso, il 18% (l’11% nell’Ue) è convinto che non sia così. Quanto alle fonti di informazione, il 10% degli italiani si informa anche su Internet sulle vaccinazioni (la media Ue è del 14%) e il 5% anche sui social network (in linea con la media Ue), ma il 68% chiede a un medico, il 35% alle autorità sanitarie e il 30% a qualcuno che lavora nella sanità (a questa domanda era possibile dare risposte multiple). Quando si chiede però se reputano le informazioni reperite su Internet le più affidabili, solo il 4% risponde di sì, e solo l’1% confida nei social, mentre il 47% cita il proprio medico, il 21% le autorità sanitarie e il 14% altri lavoratori del settore sanità, come infermieri o medici specialisti. Il sondaggio è stato effettuato nei 28 Paesi membri dell’Ue da Kantar Public tra il 15 e il 29 marzo scorsi, con circa un migliaio di interviste per Paese (meno per Lussemburgo e Malta); in tutto le interviste sono state 27.019, rappresentative di 431,4 mln di cittadini Ue dai 15 anni di età in su.
Che c’entra l’antitetano, mica si trasmette, è personale. Da questo si dovrebbe capire l’imbroglio. E poi come mai non se ne occupa l’Europa, dato che si occupa di misura delle banane e di mitili? Ricordo di un trivalente contro pertosse, ritirato e che diede problemi, figuriamoci 10 vaccini!