“Talpe” per Messina Denaro: arrestati due carabinieri e l’ex sindaco di Castelvetrano

16 Apr 2019 11:11 - di Redazione

Talpe nelle indagini su Matteo Messina Denaro. Due carabinieri e l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, sono stati arrestati stamani dalla Dia di Palermo: avrebbero rivelato notizie relative alle indagini sulla ricerca del boss della mafia, favorendo in questo modo la latitanza di quello che da molti viene ritenuto come il numero uno di Cosa nostra.

Le accuse

Sono tutti in arresto con l’accusa di favoreggiamento alla mafia e accesso abusivo al sistema informatico. I carabinieri finiti in manette sono il tenente colonnello Marzo Zappalà, carabiniere in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta, e Giuseppe Barcellona, un appuntato in forza alla Compagnia di Castelvetrano. Quest’ultimo svolgeva attività di indagine su delega dei pm di Palermo anche sulla cattura di Messina Denaro. In particolare, si occupava dell’ascolto delle intercettazioni telefoniche e ambientali.

I due investigatori, sono accusati di aver passato notizie riservate su alcuni mafiosi trapanesi dell’entourage del padrino ricercato.  Con loro è stato arrestato anche l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, già condannato per traffico di droga e poi diventato un confidente dei servizi segreti:è accusato di aver fatto da tramite e passato al boss Vincenzo Santangelo la trascrizione di un’intercettazione fra due mafiosi trapanesi.

Una catena di “talpe” che è stata scoperta dai carabinieri del Ros: il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi e l’aggiunto Paolo Guido contestano adesso le accuse di rivelazione di notizie riservate e accesso abusivo a un sistema informatico. Vaccarino risponde invece di favoreggiamento aggravato, dall’aver favorito l’organizzazione mafiosa. Ricostruzione accolta dal giudice delle indagini preliminari Piergiorgio Morosini, che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare, accogliendo la ricostruzione dei sostituti procuratori Pierangelo Padova e Francesca Dessì.

E ora si apre uno scenario inquietante: quante altre informazioni riservate sull’indagine Messina Denaro erano già filtrate

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