Sri Lanka, l’Isis rivendica la mattanza di Pasqua: «Erano nostri combattenti»
È arrivata la rivendicazione dell’Isis per gli attacchi di Pasqua in Sri Lanka. A diffonderla è stata l’agenzia di stampa Amaq, considerata vero e proprio organo di propaganda dello Stato islamico, citando fonti della sicurezza dell’organizzazione terroristica. Secondo quanto affermato, gli attentati sarebbero stati realizzati da «combattenti dello Stato islamico» e mirati a colpire «cristiani e cittadini della coalizione» internazionale anti-Isis.
«Una rappresaglia per Christchurch»
Allo stato attuale non c’è né conferma né smentita sull’attendibilità della rivendicazione, ma è un fatto che diversi elementi dell’orribile mattanza di Pasqua abbiano portato le autorità srilankesi e gli osservatori internazionali a sospettare un coinvolgimento dell’internazionale del terrore al fianco dei gruppi terroristici locali National Thowheeth Jama’ath e Jammiyathul Millathu Ibrahim, che avrebbero materialmente compiuto le stragi. In mattinata il ministro della Difesa cingalese, Ruwan Wijewardene, in Parlamento, aveva spiegato che «le indagini preliminari hanno rivelato che quello che è accaduto in Sri Lanka è stata una rappresaglia per l’attacco contro i musulmani a Christchurch, in Nuova Zelanda».
Le falle dell’intelligence
Wijewardene ha anche parlato di una nota dell’intelligence trasmessa al governo nelle settimane precedenti all’attacco di Pasqua. Nel documento si evidenziava che un membro del gruppo terroristico identificato come responsabile degli attentati aveva iniziato ad aggiornare i suoi account sui social media «con contenuti estremistici» all’indomani della sparatoria di Christchurch. Ma gli esperti dell’antiterrorismo ritenettero che la natura sofisticata dell’attacco e le attrezzature utilizzate avrebbero probabilmente richiesto mesi di preparazione, compresa la formazione degli attentatori suicidi e il collaudo degli esplosivi. Wijewardene ha anche ribadito che il primo ministro e altri funzionari chiave del governo non sono mai stati informati della possibilità di un attacco imminente. «Riteniamo che il massacro sia stato eseguito da un gruppo islamista estremista noto per avere collegamenti con un’organizzazione denominata National Thowheed Jamath. Prenderemo provvedimenti immediati per vietare qualsiasi organizzazione che abbia collegamenti con elementi estremisti», ha concluso il ministro della Difesa.
La strage dei bambini
Intanto è salito a 40 il numero delle persone arrestate da domenica, 20 delle quali nelle ore immediatamente successive agli attacchi. Continua a crescere, però, anche il drammatico bilancio delle vittime, fra le quali ormai si contano oltre 320 morti e oltre 520 feriti. È poi l’Unicef a fare il bilancio della strage di bambini: sono 45 quelli rimasti uccisi, fra i quali il più piccolo aveva appena 18 mesi. Cinque erano di nazionalità straniera, uno era il nipote di 8 anni del premier bengalese Sheikh Hasina, tre erano figli del patron del colosso dell’e-commerce Asos, il cittadino danese Anders Holch Povlsen, che di figli ne aveva quattro. Decine, poi, sono i piccoli rimasti feriti o orfani o entrambe le cose. «Nessun bambino dovrebbe vivere una situazione così straziante e nessun genitore dovrebbe perdere per sempre il proprio figlio in circostanze così orribili», ha commentato Unicef Italia.