Sfatato un altro mito della sinistra: farsi le canne rende impotenti. La “sentenza” dell’urologo

12 Apr 2019 15:31 - di Monica Pucci

Crolla un altro mito sulla virilità: farsi le canne forse rende “fighi” agli occhi dei compagni di sinistra, ma di sicuro non aumenta le prestazioni sessuali, anzi. «L’abuso di marijuana può causare disfunzione erettile e infertilità maschile», è l’allarme lanciato da Andrea Militello, premiato come miglior urologo-andrologo d’Italia nel 2018. «Sono numerose le ricerche in tal senso – spiega l’esperto – e uno studio importante condotto utilizzando i database ‘Medline’ e ‘Embase’ fino a maggio 2017 ha incluso modelli in vitro, modelli animali, serie di casi, case-control e disegni di coorte. Dopo le esclusioni, 91 articoli sono stati sintetizzati per l’analisi qualitativa. Di questi manoscritti, 30 riguardavano la marijuana e l’infertilità maschile, 36 discutevano di cannabis e di salute/ormoni sessuali maschili, e 25 esploravano la relazione tra marijuana e neoplasie urologiche». «Per quanto riguarda la fertilità del fattore maschile che utilizza i parametri dello sperma come surrogato, i cannabinoidi probabilmente svolgono un ruolo inibitorio – evidenzia il medico – I dati sulla
marijuana e sulla funzione sessuale maschile sono mescolati, ma suggeriscono che la marijuana può migliorare l’esperienza soggettiva dei rapporti sessuali mentre potenzialmente contribuisce alla disfunzione erettile in modo dose-dipendente, cioè in maniera crescente in rapporto alla quantità assunta».

Secondo l’urologo, “la cannabis è stata associata a un aumentato e ridotto rischio di tumore maligno a seconda dell’organo bersaglio. L’esposizione alla marijuana sembra essere un fattore di rischio indipendente per il cancro del testicolo, i dati sul cancro della vescica sono contrastanti e le prove sul cancro alla prostata supportano gli effetti anti-neoplastici dei cannabinoidi”. Gli studi sugli effetti della cannabis suggeriscono un impatto sulla salute e sulla malattia urologica insomma, “per questo sono necessari studi prospettici a lungo termine per una ulteriore delucidazione di questi effetti”, conclude Militello.

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