Ruby, Marysthell Polanco querela il Fatto Quotidiano: mai minacciata da nessuno

15 Apr 2019 19:23 - di Roberto Frulli
Ruby

Annuncia querele contro “Il Fatto quotidiano” che le ha attribuito alcune dichiarazioni sulla morte di Imane Fadil, testimone dei processi Ruby contro Silvio Berlusconi, deceduta per cause ancora da accertare lo scorso 1 marzo. E nega di aver mai ricevuto minacce.

Marysthell Polanco, imputata nel processo Ruby ter, respinge, in maniera netta la ricostruzione della vicenda fatta dal quotidiano di Travaglio sulla morte di Fadil: «Dopo quello che è successo – dice la modella di colore – puoi pensare mille cose, puoi avere gli incubi, ma non ho mai detto che è stato Putin e che soprattutto sono stata minacciata da qualcuno».

Poi Marysthell Polanco ripercorre i momenti in cui conobbe la ragazza deceduta: «Imane non la conoscevo ci siamo viste a gennaio in tribunale, mi ha sorriso, non voleva farsi chiamare Olgettina, mi è dispiaciuto tanto perché trovo una cosa assurda quello che le è successo. Io mi sono fatta tante idee, l’ho vista che stava bene qui, era molto bella e dopo pochi giorni era morta», dice a margine di un’udienza del processo..

Una morte «strana, che mi ha fatto stare male, mi ha fatto venire l’ansia sapere che è morta così da un giorno all’altro. Non la conoscevo, ma mi dispiace tanto e spero che trovino la causa della sua morte, cosa è successo, perché è importante. Non ho mai detto che sono stata minacciata da una persona. Bisogna indagare per capire cosa è successo, che questa storia non finisca nel dimenticatoio», si augura la Polanco. Che annuncia di «voler dire le cose come stanno, di dire la verità, voglio avere una vita nuova.».

«Quello che dovrò dire lo dirò al Tribunale. Ho deciso di dire le cose come stanno, una decisione che prendi dopo che hai tre figli, dopo che passano gli anni e hai una vita diversa», spiega ai cronisti.

E a chi le chiede se la sua versione potrebbe essere diversa rispetto alle parole rese nel processo Ruby bis replica: «Può darsi. Cerco di essere pulita con me stessa, sono cresciuta. Sono una donna ora e credo che dire la verità ne guadagno in serenità per me e la mia famiglia».
Quanto alla condanna in via definitiva di Emilio Fede e Nicole Minetti per il processo Ruby, la Polanco si dice «dispiaciuta».

E, intanto, si ferma il processo Ruby ter dopo che i giudici della settima sezione penale di Milano hanno accolto la richiesta, presentata dalla difesa di Silvio Berlusconi, imputato nel procedimento, di sospendere il dibattimento per le elezioni europee, visti gli impegni dell’ex-premier candidato nelle fila di Forza Italia.
La Corte ha, invece, rigettato la richiesta di incompetenza territoriale presentata: il processo – ancora nella fase iniziale – resta, dunque, incardinato a Milano.

La prossima udienza del processo Ruby ter che vede Berlusconi accusato di corruzione in atti giudiziari, insieme ad altri 28 imputati, è stata, quindi, fissata per il 10 giugno, sospesi fino ad allora i termini di prescrizione.
I giudici hanno accolto la richiesta del difensore Federico Cecconi, di avere «un differimento a un’udienza successiva alla competizione elettorale, vista la candidatura alle europee di Silvio Berlusconi» che ha manifestato l’intenzione di correre come capolista.
«L’opportunità è condivisa», precisa il procuratore aggiunto di Milano, Tiziana Siciliano spiegando anche che rimettendo la decisione al Tribunale «è certamente opportuno valutare, in concreto,  l’esistenza di impedimenti alla partecipazione in maniera piena e ampia».
L’accusa sottolinea come «è inopportuno che in un processo,  iniziato due anni e mezzo dopo, non siamo neanche alle questioni preliminari. Non sto parlando di prescrizione, sto parlando di opportunità di un processo che, per una serie di motivi, sta scivolando e un po’ amareggia».
Nell’unificazione del filone principale del processo Ruby con quello legato a Roberta Bonasia, i giudici confermano l’estromissione delle parti civili così come come dei parenti di Imane Fadil, la testimone dei processi Ruby morta per cause ancora accertare lo scorso 1 marzo.
Prima della fine dell’udienza il pm Luca Gaglio ha depositato gli esiti di una rogatoria in Svizzera che ricostruisce alcuni i passaggi di denaro – tra Milano, Londra, Zurigo, Francoforte e il Messico – e che, secondo l’accusa, rafforza la riconducibilità del denaro (circa 400mila euro) a Luca Risso, ex-compagno di Ruby.

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