Ricerca, anche i microbi influenzano il clima. Ma non ditelo a Greta

29 Apr 2019 16:10 - di Redazione

Il paradosso del battito d’ali della farfalla del Borneo che provoca lo tsunami in Sudamerica proprio paradosso poi non è. A scorrere, infatti, i risultati una nuova ricerca pubblicata su Nature pare che anche un microbo sia in grado di influenzare il clima e i processi geologici su grande scala. Tutto merito o colpa di microorganismi presenti nel sottosuolo i quali sono  “sequestrano” grandi quantità di anidride carbonica (Co2) proveniente dal riciclo della crosta terrestre in zone di subduzione. Lo studio ha visto impegnate 27 istituzioni di sei nazioni: a rappresentare l’Italia, Donato Giovannelli, ricercatore presso la Federico II di Napoli, Elena Manini e Francesco Smedile del Cnr-Irbim di Ancona e Messina. «Le zone di subduzione  – spiega Giovannei – si formano quando due placche tettoniche si scontrano, scivolando una sotto l’altra e mettendo così in comunicazione superficie terrestre e mantello». Proprio durante questo processo – che crea le fosse abissali oceaniche e le catene di archi vulcani a terra – la crosta oceanica e i sedimenti che la ricoprono sprofondano, fondendo e rilasciando Co2 e altri composti volatili che, in parte, risalgono in superficie e formano ad esempio i gas delle catene vulcaniche che caratterizzano le zone di subduzione.

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I microrganismi condizionano anche la geologia

Il nuovo lavoro apparso mostra che il contributo al rilascio di Co2 profonda nelle zone di avanarco, una delle zone intorno gli archi vulcanici, è maggiore di quanto si pensasse e che i microorganismi estremofili che vivono nel sottosuolo contribuiscono, assieme alla precipitazione di calcite, a rimuovere fino al 94 per cento del flusso di  anidride carbonica in questa zona. «Una frazione importante di carbonio – continua il ricercatore – è bloccata da processi microbici nella crosta terrestre invece di essere spinta in profondità o riciclata in atmosfera, con importanti conseguenze per la stabilità del clima». Giovannelli quantifica «fino al 20 per cento» la parte di carbonio subdotto che viene intrappolato nel sottosuolo «sotto forma di calcite», invece di «sprofondare nel mantello o essere rilasciato in atmosfera tramite i gas vulcanici». Lo studio ha profonde implicazioni per la comprensione del clima terrestre nel passato e dei meccanismi di sequestro della Co2 in atto e coinvolge discipline diverse come la geologia, la vulcanologia, la geochimica e la microbiologia.

La ricerca pubblicata sulla rivista Nature

«Abbiamo mostrato – hanno aggiunto la Mannini e Smedile – come i microbi presenti nel sottosuolo possano influenzare processi geologici enormi, ben maggiori di quanto sospettassimo. La biologia ha un’incidenza nell’evoluzione geologica del nostro pianeta che dobbiamo studiare a fondo: i meccanismi con cui i microorganismi contribuiscono a sequestrare la Co2 profonda devono ancora essere chiariti, per esempio il loro possibile ruolo nel mediare la precipitazione di calcite nel sottosuolo». Intanto, il team internazionale di ricerca guarda già a nuovi orizzonti. I segreti del pianeta da scoprire sono ancora tanti.

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