Ramelli, la Meloni non si arrende: «Assurdo vietare il corteo per un ragazzo ammazzato». Appello al prefetto

20 Apr 2019 13:53 - di Alberto Consoli

Un rifiuto che grida vendetta. Giorgia Meloni non ci sta. «Inspiegabile il divieto da parte della prefettura di Milano al corteo di commemorazione di Sergio Ramelli. L’unica “colpa” di questo ragazzo fu quella di avere aderito al Fronte della Gioventù ed è assurdo negare un momento di preghiera e riunione per un ragazzo ammazzato, nascondendosi dietro al fantasma del fascismo». Giorgia Meloni non si arrende all’assurdità e affida al suo profilo Fb tutta la sua rabbia, tutta la sua tristezza. «I parlamentari di Fratelli d’Italia hanno firmato in queste ore un appello al prefetto perché non si vieti il corteo: non impediamo il giusto ricordo di Sergio per motivi ideologici, rispettiamo la sua memoria».

L’appello di FdI al prefetto di Milano

Giorgia Meloni rimarca tutta la sua incredulità e lo fa postando l’aricolo con cui ieri il Secolo d’Italia ha dato notizia della raccolta di firme di 60 parlamentari per consentire il corteo silenzioso per Sergio Ramelli, morto a 18 anni, il 29 aprile 1975, dopo essere stato brutalmente aggredito a colpi di chiave inglese da militanti di Avanguardia Operaia. I firmatari, tra cui i vice presidenti di Camera e Senato Fabio Rampelli e Ignazio La Russa, appoggiano la richiesta avanzata da un comitato di promotori, che, si spiega nell’appello, “intende rendere onore a un giovane di 18 anni la cui sola colpa, come accertato dalla giustizia italiana, di avere aderito al Fronte della Gioventù”.

Parole dure aggiunge Ignazio La Russa: «”Non capisco le ragioni per cui il Prefetto di Milano ha respinto l’appello per consentire la manifestazione in ricordo di Ramelli. Voglio vedere le motivazioni e se non saranno giuste, ci saranno ragioni per opporsi». «Non comprendo questa decisione – conclude – se non alla luce del comportamento abituale e sistematico della sinistra che in questo modo pensa di raccogliere voti. Ma non capisce che, così facendo, i voti, anziché prenderli, li perde».

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