Omicidio Meredith, Raffaele Sollecito: «La gente pensa ancora che io sia colpevole»

24 Apr 2019 15:52 - di Liliana Giobbi

«Ho la sensazione che la gente tratti la mia assoluzione come non vera… Una persona che non sa assolutamente nulla di questo caso dovrebbe essere aperta ad ascoltare piuttosto che a giudicare». A parlare è Raffaele Sollecito in una lunga intervista concessa in esclusiva alle telecamere di Crime+Investigation (canale 119 di Sky) per il documentario dal titolo Raffaele Sollecito, in onda domenica 28 aprile alle 22, disponibile anche su Sky on demand. In un viaggio tra passato e presente, attraverso le testimonianze di Raffaele, di suo padre e di Francesco Maresca, l’avvocato di parte civile della famiglia Kercher, e di immagini inedite, il documentario ricostruisce uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi anni, i suoi punti oscuri, le sue contraddizioni. Tutto ha inizio una notte di novembre del 2007, quando viene uccisa a Perugia la studentessa inglese Meredith Kercher: vengono indagati per l’omicidio Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Condannati in primo grado, poi assolti, poi nuovamente condannati, i due verranno definitivamente assolti dalla Cassazione nel 2015 per non aver commesso il fatto.

Raffaele Sollecito, Amanda, l’arresto, il processo

Raffaele Sollecito descrive il periodo di fidanzamento con Amanda, il giorno del ritrovamento del corpo senza vita di Meredith, l’arresto, il processo di primo grado, dove l’attenzione è rivolta verso la Knox: «Recitava un personaggio importante – ricorda l’avvocato Maresca – Ammiccava, sorrideva, cambiava look. Si metteva a piangere, rideva. Era una vera e propria attrice che ha usato l’aula di giustizia per diventare quello che è poi diventata. Raffaele Sollecito è l’imputato di rimbalzo». «Non venivo preso in considerazione – dice Sollecito – Mai. Nemmeno un secondo. Non mi veniva mai fatta una domanda. Sono stato ignorato per tutto il processo. Ascoltavo e basta». Le prove raccolte giocano a sfavore dei due. Sollecito è inoltre un appassionato di coltelli: e questo non aiuta la sua posizione processuale. I due giovani vengono entrambi condannati. Si ricorre in appello. E le cose vanno diversamente. «Il clima fra primo e secondo grado cambia radicalmente – afferma Maresca – Avevamo avuto una Corte d’Assise preparatissima – La corte d’appello d’Assise era formata invece da giudici che non avevano mai svolto attività di udienza penale. Tutto il processo è stato differenziato dalle forze in campo: la famiglia di Meredith, di classa media, era impegnata nel lavoro; i due imputati, viceversa, schierarono in campo una presenza continua dei familiari in aula». Nuove perizie sulle prove finiscono per scagionare Amanda e Raffaele. «Abbiamo sentore – ricorda Maresca – che qualcosa sta cambiando nell’aula di giustizia e nel contesto sociale. Per gli americani si trattava di un errore giudiziario». Arriva l’assoluzione per entrambi gli imputati. Sollecito ricorda: «Io ero forse l’unico triste, ma non per la sentenza. Perché sapevo quello che mi sarebbe capitato dopo. Avevo già capito che lì fuori mi aspettava un mondo totalmente diverso da quello che conoscevo». Infatti la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica ritiene Raffaele e Amanda ancora colpevoli.

Quelle ombre che continuano a esistere nell’immaginario collettivo

«Nell’immaginario collettivo – sottolinea l’avvocato della famiglia Kercher – la posizione di Sollecito non è stata recuperata neanche dopo l’assoluzione. Per il pensiero dell’uomo della strada Sollecito era e rimane colpevole». Dopo una nuova condanna da parte del tribunale di Firenze, la Cassazione decide con sentenza definitiva l’assoluzione di Amanda e Raffaele per non aver commesso il fatto. «La decisione della Cassazione così tranchant – spiega Maresca – fu un po’ sorprendente e lasciava adito al fatto di voler mettere a tutti i costi la parola fine». Raffaele chiede il risarcimento per ingiusta detenzione, ma non l’ottiene. Il documentario di Crime+Investigation non si limita a ripercorre i fatti di Perugia. Racconta la vita di Raffaele Sollecito dopo l’assoluzione, dando conto delle difficoltà incontrate: «Ho la certezza che mi hanno rubato dieci anni di vita. Mi sono dovuto arrabattare, tirare su le maniche, inventarmi». Il programma segue Raffaele nella vita privata, mentre pratica arti marziali o mentre si trasferisce in Francia, dove avrebbe trovato un nuovo lavoro. Ma il processo di Perugia continua a far sentire il suo peso. «Vengo considerato ancora una persona controversa con degli scheletri nell’armadio: un assassino agli occhi del popolo. Non ho niente da nascondere», conclude. Raffaele Sollecito è una produzione Loft Produzioni (Seif) in collaborazione con Screept srls per A+E Networks Italia. La produzione esecutiva è firmata da Briciola Tv srl. L’autore dello speciale è Alessandro Garramone insieme ad Annalisa Reggi, mentre il regista è Nicola Prosatore.

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