Omicidio Desirée, il Dna incastra l’altro nigeriano. Il Riesame l’aveva “scagionato”
Torna l’accusa di omicidio per Alinno Chima, in carcere con altri tre uomini per la morte di Desiree Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina trovata senza vita la notte tra il 18 e il 19 ottobre in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo a Roma. La nuova misura cautelare arriva dopo i risultati del test del Dna effettuato sul corpo della vittima e su una serie di reperti.
Il Riesame aveva fatto cadere l’omicidio
Il Dna di Alinno è stato trovato su un flacone di metadone e su una cannuccia utilizzata anche da Desiree per fumare crack. Per il nigeriano di 47 anni, lo scorso 13 novembre il Riesame aveva fatto cadere l’accusa di omicidio, ora però a incastrarlo ci sono, oltre a diverse dichiarazioni di più persone, anche le tracce del suo Dna. Diventano dunque tre le persone in carcere con l’accusa di omicidio: gli altri sono il 27enne Mamadou Gara, detto Paco (il cui Dna è stato trovato sul corpo, sotto le unghie e sui vestiti della ragazza) e il ghanese Yusef Salia, detenuto a Foggia.
Tutte le accuse a carico degli africani
Secondo gli inquirenti, avrebbero dato vari tipi di droghe alla 16enne per stordirla e poterne abusare sessualmente. Per il 47enne nigeriano, così come per Gara, Salia e il 43enne senegalese Brian Minthe, resta l’accusa di violenza sessuale, senza però l’aggravante di averlo commesso in gruppo. Sia Alinno che Minthe inoltre sono stati accusati anche di spaccio, dal momento che gli inquirenti hanno appurato che i due erano abituali pusher di San Lorenzo. A portare avanti le indagini è la Squadra Mobile, coordinata dall’aggiunto Maria Monteleone e dal pm Stefano Pizza.
ma questo tribunale del riesame A COSA SERVE ? se non a rimettere in libertà i delinquenti