Nord Corea: l’incontro di Kim con Putin è un messaggio agli Usa. Nulla sarà gratis

26 Apr 2019 13:00 - di Gioacchino Rossello

Che Kim Jong Un non sia un fessacchiotto da raggirare con una pacca sulle spalle Donald Trump magari l’avrà capito in ritardo. Ma adesso, dopo l’incontro che il leader della Nord Corea ha avuto con Vladimir Putin a Vladivostok, ha sicuramente compreso che la questione della penisola coreana e della stabilità di tutta l’area non si risolverà senza che gli Usa paghino dazio. L’arma atomica ha dato a Kim un nuovo status. La Nord Corea è adesso temuta e rispettata, non più sopportata né derisa. Possedere l’atomica fa si che il terzo della dinastia Kim possa sedere di diritto in un club assai esclusivo. Fatto che gli consentirà persino di cominciare ad attrarre investimenti e quindi di migliorare la vita dei suoi connazionali. Ciò non può che significare che non ci sarà mai alcun passo indietro unilaterale, nessuna concessione gratuita all’ex demone americano.

La dichiarazione finale concordata con il ritrovato amico russo non si presta ad interpretazioni o equivoci: l’accordo è possibile solo con la “totale denuclearizzazione” della penisola coreana. Fino a quando gli Usa avranno basi e armi atomiche nel Sud, Pyongyang manterrà tutto il suo arsenale. E su questo, oltre alla Cina, adesso conviene anche la Russia. Difficile perciò per gli americani continuare a tergiversare. O fanno saltare il banco, oppure è più facile che soprassiedano, che facciano finta di nulla, spostando l’attenzione magari sull’Iran e “dimenticando” per ora la Corea. Alla diplomazia Usa il messaggio non poteva arrivare più chiaro e forte: Kim Jong-un ha detto a Putin (che ha convenuto!) che “la situazione nella penisola coreana e nella regione è ora ferma e ha raggiunto un punto critico“. C’è il rischio, ha avvertito, di “tornare allo stato originario dopo che gli Usa hanno deciso di adottare un atteggiamento unilaterale in malafede” durante i recenti colloqui. Ecco, “malafede” non è propriamente il termine più adatto a produrre accordi. Se li vorranno, gli americani dovranno cedere.

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