Niente più risorse aggiuntive: così è cambiato il “Salva Roma”
Svuotato il “Salva Roma“. Il provvedimento inserito nel Decreto crescita avrebbe dovuto salvare Virginia Raggi: ma così non è stato. Come si legge su La Stampa, di sette commi che componevano l’articolo 38, intitolato “Debiti enti locali”, ne sono infatti rimasti in piedi appena due, il primo e l’ultimo. Il primo disponeva la fine della gestione straordinaria a partire dal 2021 ed il trasferimento al Campidoglio della gestione di tutto il debito storico della Capitale (12 miliardi), mentre l’ultimo autorizzava l’amministrazione comunale a concedere anticipazioni allo stesso commissario per far fronte a temporanee carenze di liquidità già previste per il 2020-2021 a causa del disallineamento tra entrate ed uscite.
Le parti stralciate, che vanno da comma 2 al 6, si legge ancora su La Stampa, rappresentavano di fatto il cuore del provvedimento e servivano a trasferire allo Stato parte del debito della Capitale e in particolare il cosiddetto “Colosseum bond” da 1,4 miliardi (3,6 compresi gli interessi) in scadenza nel 2048 e che costa ogni anno 74,8 milioni di euro di interessi, visto che paga una cedola annuale del 5,345%. Si pensava di istituire un fondo ad hoc presso il ministero dell’Economia che avrebbe attinto ai 300 milioni che ogni anno il Mef destina già al debito di Roma. Ma il progetto è saltato.
Il decreto crescita: le quattro “i”
Il resto del Decreto crescita, salvo piccoli ritocchi qua e là, è quello noto, e vale 1,9 miliardi di risorse aggiuntive in tre anni: 1 miliardo nel 2019, e 450 milioni all’anno nel 2020 e 2021. Per rilanciare l’economia il governo punta su quattro direttrici d’azione – spiega una nota del Tesoro – che sono investimenti, incentivi, imprese, immobili.
Gli investimenti
In particolare, sul fronte degli investimenti, riporta ancora La Stampa l’obiettivo è rilanciare la spesa delle amministrazioni pubbliche con interventi sulle procedure di realizzazione delle opere. Inoltre è previsto lo stanziamento a favore dei Comuni di 500 milioni per piccoli investimenti di rapida esecuzione legati alla messa in sicurezza di edifici e infrastrutture e all’efficienza energetica. Dal lato degli investimenti privati già quest’anno arrivano 150 milioni per il Fondo di garanzia per lo sviluppo della media impresa e 100 per il Fondo di garanzia. Vengono poi rafforzate una serie di agevolazioni fiscali a favore delle imprese (vedere schede sotto), viene predisposta la tutela dei marchi storici italiani e inasprita la lotta al falso made in Italy. Arrivano poi la rottamazione delle tasse locali, rimborsi a favore dei risparmiatori truffati dalle banche, la conversione del prestito Alitalia e altre misure ancora per un totale di 48 articoli.