Musumeci: «La Sicilia ha voltato pagina. Lavoro per farla uscire dal pantano»

20 Apr 2019 15:57 - di Redazione

«Per sistemare questa terra non ci vuole un’aspirina ma serve il bisturi». È l’incipit amaro ma nient’affatto rassegnato della lettera con cui Nello Musumeci ha espresso ai siciliani gli auguri per una Pasqua «di resurrezione». L’obiettivo del governatore è segnare una discontinuità, anche di stile e di comunicazione, con chi l’ha preceduto al governo dell’Isola. Per la Sicilia, dice infatti, «ci vogliono misure impopolari, bisogna dire qualche no, e io ne ho detto tanti…».

Musumeci: «I siciliani devono ritrovare fiducia»

Il guaio è che chi ha retto finora la regione ha pronunciato troppi “sì” a cuor leggero e sempre con l’occhio a inseguire la prossima scadenza elettorale. «È facile parlare fuochi d’artifici o mettere vernici, tagliare i nastri, fare duemila assunzioni , quel periodo è finito per sempre. Oggi nella pubblica amministrazione si lavora per merito ed è anche per questo che ora pretendiamo di più dai dirigenti», scrive ancora Musumeci. Ma nessun obiettivo di riscatto e di “resurrezione” è possibile se non è preceduto da una trasparente “operazione verità“. Ed è proprio quel che fa Musumeci mettendo al bando ogni retorica e dicendo pane al pane e vino al vino: la Sicilia non solo è «la regione più degradata d’Italia da venti anni e le peggiore d’Europa ma, scrive il governatore, vive anche «il momento più tragico della sua storia».

La scommessa è rendere competitiva l’Isola

Da qui l’appello a ritrovare fiducia, speranza, la certezza di potercela fare» per farla «uscire dal tunnel» e farla diventare «competitiva con le altre regioni del nord». L’opera è appena iniziata. E Musumeci, che si è definito un «presidente eletto senza promesse», non si nasconde le difficoltà poste al suo orizzonte: «Non basteranno i miei cinque anni», dice prima di ribadire «l’impegno di lasciare la Sicilia fuori dal pantano in cui si trova». Anche a dispetto degli «attacchi di tanti frustrati»: «Io tiro diritto senza inseguire mode, sondaggi e graduatorie», avverte il governatore, che poi conclude: «Io non cerco voti ma volti, gente che possa riavere il sorriso o la speranza».

 

 

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