Medico della fertilità usava di nascosto il suo seme. Ha almeno 49 figli

14 Apr 2019 19:37 - di Redazione

Incredibile ma vero. E’ accaduto in Olanda dove un ex direttore di una banca dello sperma, morto nel 2017, è il padre biologico di almeno 49 bambini nati con l’inseminazione artificiale. La scoperta sconvolgente, confermata dai test del Dna,  è stata diffusa da Defence for Children, l’organizzazione che rappresenta i genitori e i bambini protagonisti della  vicenda. Jan Karbaat, medico ed ex direttore di una clinica per la fertilizzazione, è sospettato di aver utilizzato di nascosto il proprio seme sostituendolo a quello dei donatori scelti dalle famiglie e falsificando i documenti della clinica.

I test del Dna inchiodano il medico

I risultati di una serie di test del Dna realizzati in un ospedale a Nimega “hanno confermato che 49 bambini sono discendenti diretti di Karbaat”, ha precisato l’organizzazione in un comunicato. “Gli esiti confermano il grave sospetto che Karbaat utilizzava il proprio sperma nella clinica”, ha aggiunto. Lo scandalo è esploso  febbraio quando un tribunale olandese ha accolto le richieste di un gruppo di presunti figli del medico e delle loro famiglie ordinando che i prelievi di Dna effettuati su alcuni effetti personali di Karbaat dovessero essere messi a disposizione dei genitori e dei loro figli. Prima della sua morte a 89 anni, lo stesso medico avrebbe ammesso di aver avuto una sessantina di figli durante il lungo periodo in cui aveva lavorato nella clinica che aveva dovuto chiudere i battenti nel 2009 a seguito di  pratiche dubbie.

Olanda, usava il suo seme al posto di quello dei donatori

I legali delle famiglie avevano denunciato delle incongruenze nelle somiglianze fra alcuni di questi bambini e i loro supposti donatori: ad esempio il figlio di una cliente era nato con occhi azzurri, nonostante la madre avesse scelto un donatore con occhi marroni; in altri casi, il figlio assomigliava come una goccia d’acqua a Kaarbat. “I legali della famiglia di Karbaat hanno invano tentato di far prevalere il diritto alla privacy dei loro clienti. Ma i giudici hanno deciso che si trattava di un diritto fondamentale per capire da dove una persona proviene. E’ una questione di identità e aiuta ciascun individuo a formare la propria personalità”, spiega l’organizzazione che ha scoperchiato lo scandalo. “La decisione dei giudici di autorizzare un test di paternità ha messo il diritto dei bambini davanti a quello di Karbaat e della sua famiglia”, ha commentato Iara de Witte di Defence for Children. “Adesso, dopo anni di incertezza, questi ormai ragazzi possono chiudere il capitolo e cominciare a digerire il fatto che sono discendenti di Kaarbat”.

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