L’ottimismo “a orologeria” dell’Istat: i dati su Pil e lavoro anticipati a beneficio della piazza del Primo Maggio?
Ore 12.06, l’Istat ci informa che il Pil italiano, da cadavere, è diventato moribondo ma il respiro, pur flebile, aumenta di un soffio, un + 0,2% nel primo trimestre, quanto basta per tirare l’Italia fuori da quella dichiarazione di morte apparente, la recessione. Poco prima ci aveva detto anche che l’occupazione, rispetto al trimestre dello scorso anno, aveva visto un incremento di circa 60mila unità. Buone notizie, se non fossimo il fanalino di coda dell’Europa.
Ore 12.24, Di Maio ci informa che ormai siamo fuori dalla recessione, che andiamo avanti come un treno, che siamo più forti della Germania. E dichiara: «Domani potremo festeggiare il Primo Maggio con un dato positivo: l’Istat ci dice che la disoccupazione scende, sono dati importanti che ci fanno affrontare il Primo Maggio con elementi incoraggianti».
Il Primo Maggio, appunto: una scadenza che il nuovo presidente dell’Istat, Blangiardo, di recente nomina grillina, ha tenuto assoluatemente a rispettare, anzi, ad anticipare con un comunicato mai così tempestivo sulle stime preliminari del Pil e del lavoro, forse per infondere un po’ di ottimismo alla piazza che domani si prepara a fare le sue consuete ramanzine al governo. Non fu così solerte, l’Istituto di statistica, negli anni scorsi, quando quelle note per la stampa con le stime su Pil e occupazione arrivarono dopo la tradizionale Festa del Lavoro, il 2 maggio (nel 2018), il 13 maggio (nel 2017), il 2 maggio ancora nel 2016. Un solo giorno di ritardo, o al massimo una decina, rispetto a quest’anno, quanto basta per preparare una piazza meno ostile e portare a casa un Primo Maggio di ottimismo, a cinque stelle, s’intende.