Lite Di Maio-Salvini sui migranti. Il grillino: «Convinci i tuoi amici sovranisti ad accoglierli»
Nuovo terreno di scontro tra Salvini e Di Maio. Ormai i vicepremier gemelli sono ai ferri corti. Dopo l’attacco ad alzo zero del vicepremier leghista all’amministrazione Raggi e il duello a distanza sulla flat tax. la guerra si sposta sulla miccia esplosiva della crisi in Libia dalla quale si prevede una nuova ondata di seimila profughi pronti a partire con ripercussioni pesanti sull’Italia.
Di Maio a Salvini: basta fare i duri
Dalle colonne del Corriere della Sera Di Maio sfida Salvini sul tema più caro al ministro dell’Interno quello sulla chiusura dei porti (confermata anche in queste ore dal Viminale) per bloccare i flussi migratori dal Nord Africa. Fare i duri su Tripoli non serve, è il messaggio del vicepremier grillino che accusa il collega del Carroccio di utilizzare la faccia feroce sull’immigrazione per allisciare gli elettori in vista delle europee di maggio. «Chiudere i porti è una misura occasionale, risultata efficace in alcuni casi quando abbiamo dovuto scuotere l’Ue, ma è pur sempre occasionale. Funziona ora, ma di fronte a un intensificarsi della crisi non basterebbe, quindi bisogna prepararsi in modo più strutturato, a livello europeo, nel rispetto del diritto internazionale. Occorre pianificare e prevenire, perché la sola reazione ha i suoi limiti», ha ammonito Di Maio.
«Convinca Orban ad accettare quote di migranti»
L’avvertimemto è chiaro: «Quel che sta accadendo non è un gioco, non è Risiko in cui uno si diverte a fare il duro con l’altro. Le parole hanno un peso», aggiunge andando all’attacco e sottolineando la linea dei 5Stelle sull’immigrazione. Poi la provocazione all’indirizzo dei sovranisti: «Sarebbe utile, indipendentemente dagli sviluppi in Libia, se Salvini convincesse Orbán e i suoi alleati in Europa ad accettare le quote di migranti che arrivano in Italia». Il problema è proprio questo – aggiunge polemico – «sento tanto parlare di sovranisti, ma è troppo facile fare i sovranisti con le frontiere italiane. Così non va bene, qui ci vedo un po’ di incoerenza. Non ci si può lamentare dei migranti se poi si stringono accordi con le stesse forze politiche che ci voltano le spalle».
La Libia non è tema da campagna elettorale
Il governo sta monitorando la crisi libica giorno dopo giorno, serve avere testa e senso di responsabilità: «La Libia non può diventare tema da campagna elettorale e non è dunque il caso di giocare a fare i duri. Di fronte a un inasprimento sul terreno la possibilità che possano riprendere gli sbarchi verso le nostre coste c’è, non è un mistero e i primi a essere colpiti saremmo noi, come Italia. Quindi cui vuole responsabilità. Quello che sta accadendo non è un gioco, non è Risiko in cui uno si diverte a fare il duro con l’altro. Le parole hanno un peso. Dobbiamo fare squadra e giocare da squadra. La Libia non può essere trattata come un tema da campagna elettorale, la Libia è un tema strategico del nostro Paese». La distanza con la Lega sembra incolmabile. Salvini però tira dritto e conferma la sua linea: «La pace viene prima degli interessi economici e degli egoismi nazionali. Questo lo dico a qualche alleato o presunto alleato»,