Libia, strage per l’offensiva di Haftar sostenuta dai francesi. Migliaia di sfollati pronti a partire per l’Italia
Una vera e propria strage: 147 morti e 614 feriti è il bilancio dell’offensiva sferrata dalle forze fedeli al generale Khalifa Haftar contro la capitale libica. Lo rende noto l’Organizzazione mondiale della Sanità: “Stiamo inviando rifornimenti sanitari in appoggio agli ospedali dell’area di Tripoli”, che sono travolti dall’emergenza, ha reso noto l’Organizzazione su Twitter. È intanto salito a circa 16.000 il numero degli sfollati dall’inizio degli scontri armati a Tripoli e dintorni ed oltre duemila sono le persone che hanno lasciato le proprie case solo nelle ultime 24 ore. Negli scontri sono state danneggiate altre due ambulanze, portando ad otto il numero dei veicoli di soccorso danneggiati dall’inizio delle ostilità a Tripoli.
La battaglia infuria alle porte di Tripoli
Si fa dunque sempre più cruenta la battaglia alle porte di Tripoli, che si combatte furiosamente tra le forze fedeli al governo internazionalmente riconosciuto di Fayez al Sarraj e quelle di Khalifa Haftar. Il decimo giorno della guerra proclamata dal maresciallo è stato segnato da violenti scontri lungo l’asse a sudovest della capitale. Dopo una notte di combattimenti, i soldati dell’uomo forte della Cirenaica hanno sfondato le linee avversarie, avanzando a colpi di artiglieria, missili Grad e sostenuti dai raid aerei. Due le zone conquistate per diverse ore: quella di Suani ben Adem, 25 km a sudovest di Tripoli, e quella di Aziziya, una trentina di chilometri più a sud, lungo la direttrice che conduce a Zintan e Gharyan. Dopo ore di battaglia, lanci di razzi e vittime, soprattutto civili – almeno cinque gli uccisi, tra i quali una donna incinta – le milizie di Tripoli hanno lanciato il contrattacco e respinto i nemici a Suani ben Adem. Nel primo pomeriggio dal centro della cittadina si levavano dense colonne di fumo nero. Le truppe di Haftar sono state costrette alla ritirata, lasciando diverse unità di fanteria lungo la linea di un fronte frastagliato, lontane dalle retrovie. I soldati, a corto di munizioni, sparavano contro i tuwar nel tentativo di aprirsi una via di fuga. I soldati che difendono la capitale sono poi avanzati anche su Aziziya, strappando parte della città agli avversari. Sul campo, hanno riferito fonti attendibili, sono arrivate anche le temibili milizie di Zintan, protagoniste della cacciata di Muammar Gheddafi da Tripoli nel corso della rivoluzione del 2011 e pronte ora a combattere per la difesa della capitale.
Oggi a Roma il vicepresidente Maitig
«L’Italia per noi è un partner strategico, sta seguendo da vicino la situazione e in questi anni ha fatto molto per evitare che accadesse tutto questo. Che ci fosse una guerra che provocasse tutti questi morti. L’Italia ha lavorato da sempre per la pace e la riconciliazione della Libia». A parlare in questi termini – in un’intervista a Libero – è il vicepresidente di Tripoli, Ahmed Maitig, oggi a Roma per una serie di incontri con “il ministro degli Esteri Moavero e probabilmente anche il premier Conte e Salvini”, annuncia. E ad una domanda sulle notizie riguardanti “consiglieri militari francesi che starebbero aiutando Haftar”, Maitig replica: «Le rispondo solamente che sicuramente alcuni Paesi lo stanno aiutando…». Sull’azione di forza del generale, Maitig fa notare che “Haftar pensava di riuscire a prendere Tripoli in 48 ore mettendo di fronte al fatto compiuto la comunità internazionale. Lui pensava che a Tripoli sarebbe stato accolto da una folla festante e invece il popolo libico è con noi e contro il ritorno della dittatura. Il popolo libico sta combattendo contro questa azione militare: in 10 giorni di guerra Haftar non è riuscito ad avanzare, anzi è stato respinto a più riprese. Ora è iniziata la nostra controffensiva, e non ci fermeremo finché lui non tornerà da dove e venuto”.