Le testimonianze: «Chi si mette contro i Casamonica non ne esce vivo, sono delinquenti»

15 Apr 2019 14:51 - di Aldo Garcon

«Dei Casamonica e dei loro illeciti comportamenti in forma associata o singola, ma contando sulla forza di intimidazione del gruppo, le persone hanno paura». Lo scrive il gip Gaspare Sturzo nell’ordinanza che ha disposto una ventina di arresti fra le famiglie di Casamonica, Spada e Di Silvio nell’operazione “Gramigna bis”. Il gip cita le dichiarazioni di una vittima delle estorsioni del clan, un noto commerciante di lampadari e mobili nella zona nord est della Capitale, con la “sventura”, come si legge nell’ordinanza, di avere i negozi anche nel territorio controllato dal clan. «Questo non è un gioco. È pura verità – ha detto il commerciante agli inquirenti – I Casamonica oggi non fanno più usura con le minacce perché sanno di poter essere intercettati o di essere denunciati – racconta Christian Barcaccia – Sono tutti collegati fra loro. Fanno bene i giornali a definirlo un clan. E vi ripeto non sono uno sprovveduto, faccio il commerciante da una vita e di furbetti ne ho trattati tanti ma vi ripeto loro sono degli abili soggiogatori – si legge nell’ordinanza firmata dal gip – Vi dico anche cosa fanno per farti avere timore: ti fanno assistere a delle scene di scazzottate tra loro, anche con l’uso di armi, per farti capire che possono essere anche violenti. Una di queste scene l’ho vissuta personalmente ed ho già riferito nel corso delle indagini che vi ho accennato in premessa e mi hanno visto vittima di usura ed estorsione. Questa è la tecnica, credetemi. Non è possibile uscirne vivi. Ultimamente – confessa il commerciante molto provato – sono arrivato al punto di fare cattivi pensieri relativamente alla mia vita».

Casamonica, il gip: una sfida allo Stato

“Una sfida allo Stato”. Così agiscono i Casamonica, come scrive il gip. Un esempio di questa spavalderia consiste anche nell’occupare abitazioni già confiscate. In particolare, il gip cita una nota dei carabinieri del 2 gennaio scorso in cui viene ricostruita la vicenda che riguarda «Asia Sara Casamonica (raggiunta dal provvedimento di obbligo di dimora a Grottaferrata per violazione della normativa antimafia ndr) convivente dell’indagato Emanuel Casamonica». “La donna – scrive il gip -, che già nelle fasi immediatamente successive all’esecuzione dell’operazione Gramigna del luglio scorso aveva favorito la latitanza di Guerrino Casamonica fornendogli ospitalità all’interno della sua abitazione, nell’autunno del 2018 ha occupato un’abitazione in vicolo di Porta Furba da anni oggetto di confisca definitiva e che era stata sgomberata solo il 17 settembre 2018”. Il gip spiega che “si trattava dell’abitazione che un tempo era di proprietà del boss Giuseppe Casamonica e che Asia Sara Casamonica ha occupato, allacciando anche le utenze telefoniche e forzando la serratura, nuovamente al chiaro fine di consentire al nucleo familiare del boss di riappropriarsene, dando anche un segnale all’istituzioni”.

I pentiti

«I Casamonica come possono mantenere il loro tenore di vita? Vi rispondo che di professione fanno i delinquenti». Lo ha detto, il 28 luglio scorso, il collaboratore di giustizia Debora Cerreoni, e le sue parole, contenute nell’ordinanza hanno aiutato i magistrati della Dda a far luce sugli affari illeciti del clan. La donna ha spiegato che per i Casamonica è «strategicamente importante stringere alleanze con le altre organizzazioni criminali» «perché anche in tal modo possono dimostrare la propria potenza».  «I Casamonica – afferma la  pentita – sono malati di potere hanno la necessità di dimostrare che sono potenti e questo, dal punto di vista, si dimostra mediante rapporti con le altre organizzazioni criminali e mediante l’ostentazione di un lusso sfrenato. Loro sono perfettamente consapevoli di avere un notevole potere intimidatorio, che esercitano nelle loro attività: incutono notevole timore e nessuno li denuncia mai». C’è anche un altro pentito, Massimiliano Fazzari, a fornire dettagli agli inquirenti: «I Casamonica non si limitavano ad avere un atteggiamento costantemente intimidatorio, ma si vantavano anche di essere mafiosi, nonché del fatto che la prima condanna per reato associativo sul territorio romano aveva riguardato soggetti appartenenti alla loro famiglia». «Nella zona della Tuscolana, soprattutto in prossimità del vicolo di Porta Furba, i Casamonica hanno un controllo equiparabile a quello che può avere un locale di ‘ndrangheta in un paese calabrese – ha detto Fazzari – ribadendo anche di ruoli interni alla struttura criminale, di potere gerarchico, di referenti criminali in grado di essere anche punto di riferimento per trattative con altri gruppi criminali».

 

 

 

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