La sinistra porta in piazza i bambini antifascisti con slogan violenti: si scatena la rissa

26 Apr 2019 14:16 - di Guglielmo Federici

La sequenza delle immagini fa da triste corollario al “tutti contro tutti” che si è scatenato col 25 aprile. Sta diventando virale la foto con con cui sono stati strumentalizzati dalla sinistra persino dei bambini. Siamo alla follia. L’immagine mostra due ragazzini che portano un cartellone con lo slogan “Mio nonno uccideva i fascisti, non li votava”. Incredibile, vergognoso che due bambini siano stati portati in piazza dagli antifascisti, tirati dentro una spirale d’odio e immortalati ad alimentare altri odi e veleni. L’immagine choc si è naturalmente tirata dietro infinite polemiche, altre risposte, altre foto. È importante la tempistica con cui si è innescata la rissa social con un botta erisposta di fotografie.

Il ricordo di Giuseppina Ghersi

A proposito di bambini. Molto dolorosa l’immagine postata da molti utenti sui social che ritrae Giuseppina Ghersi.  I crimini efferati vanno ricordati tutti, senza strappare pagine scomode alla retorica resistenziale.  Giuseppina Ghersi, una bambina di 13 anni – forse poo più grande dei bimbi ritratti con i cartelloni violenti in mano –   il 30 aprile 1945 fu assassinata dai partigiani con un colpo di pistola, dopo essere stuprata e picchiata insieme a sua mamma, con il papà costretto a suon di botte ad assistere a quell’atrocità. Il suo cui corpicino fu ritrovato su un mucchio di altri cadaveri di civili innocenti barbaramente trucidati dai partigiani davanti alle mura del Cimitero di Zinola, alla periferia di Savona, dove i Ghersi erano proprietari di un piccolo negozio di frutta e verdura: «una immagine emblematica della grande menzogna sulla “Festa della Liberazione”», commentano gli utenti sui social ricordando la cieca violenza messa in atto dai partigiani “liberatori”.

La risposta choc

Di fronte al dolore e alle morti perpetrate durante la guerra civile, persone equlibrate, sane di mente, con desiderio di pacificare gli animi avrebbero potuto finirla qui o commentare considerando i lutti e le stragi di innocenti patrimonio di una memoria comune da rispettare a qualunque parte politica si corrisponda. Invece, ecco la risposta quale è stata: postare uno slogan antifascista con cui il 25 aprile si sono imbrattate le mura di molte città: “Fascio ti sfascio”. La prova provata, plasticamente, fotograficamente,  che il 25 aprile non è possibile  festeggiare alcunché, non è possibile alcuna riconciliazione, alcuna pietà.

Commenti

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  • rino 27 Aprile 2019

    Il peggio degli italiani.

  • Lisetta 27 Aprile 2019

    Si dovrebbero dire i nomi di questi genitori e parenti che strumentalizzano dei bambini. Questa é Violenza