La Brexit di Halloween, proroga al 31 ottobre. Macron mastica amaro

11 Apr 2019 12:00 - di Angelica Orlandi

La montagna ha partorito un topolino. Ci sono volute otto ore per decidere un rinvio della Brexit.Un compromesso. Ue e Regno Unito hanno concordato una proroga flessibile fino al 31 ottobre. L’hanno già ribattezzata “la Brexit di Halloween”. Questo significa ulteriori sei mesi per il Regno Unito «per trovare la migliore soluzione possibile», ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Mastica amaro Emmanuel Macron, sostenitore di una proroga breve. Una linea intransigente che si è scontrata contro l’asse Merkel. Conte.

Otto ore di lavori

Otto ore di lavori per dare sei mesi di nuovo ossigeno a Theresa May e permetterle così di cercare una maggioranza per l’Accordo di divorzio a Westminster, evitando lo sfacelo di una separazione traumatica. Donald Tusk, rivolgendosi ai Comuni ha detto «che ora hanno la partita nelle vostre mani», e che grazie all’elemento di flessibilità introdotto nella proroga potrebbero uscire a stretto giro, mettendo fine alla coabitazione forzata con l’Ue. Condizione posta dall’Unione per ottenere la proroga: la partecipazione della Gran Bretagna alle elezioni Europee, pena trovarsi catapultata fuori dal blocco senza un accordo, il primo giugno.

Juncker a muso duro contro Macron

«Dura lex, sed lex», ha rimarcato il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, che ci ha tenuto a sottolineare come la «revisione» fissata al Consiglio europeo di giugno non sarà una tagliola, ma un’occasione «per fare un punto della situazione». A favore della decisione della proroga al 31 ottobre – che coincide con la scadenza del mandato dell’esecutivo di Juncker – ha giocato la speranza che il nuovo dialogo lanciato dalla premier britannica col leader Labour Jermey Corbyn, possa portare i suoi frutti a breve, e permettere finalmente di aprire un nuovo capitolo.

Brexit, Macron sulle barricate

Gli argomenti portati al tavolo da May, che ai suoi omologhi ha detto di «voler uscire il prima possibile» puntando al 22 maggio, hanno trovato un Macron intransigente. Il presidente francese è arrivato ai lavori del vertice già prevvenuto, già arroccato sull’opzione di una proroga breve al 30 giugno, e sostenuto da una manciata scarsa di altri leader, tra cui il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Macron si è detto preoccupato per le elezioni dell’Eurocamera e la collaborazione leale di Londra durante il periodo di permanenza. E nemmeno un incontro bilaterale con Angela Merkel è servito ad ammorbidire le posizioni del capo dell’Eliseo: per  farlo retrocedere c’è voluto un duro confronto con Juncker, hanno rivelato fonti diplomatiche. Il presidente francese ha tentato fino a che ha potuto a mettersi di traverso sulla proroga lunga. Poi ha dovuto cedere. Angela Merkel e Giuseppe Conte sono sembrati i leader più aperti alla possibilità di concedere un’ulteriore dilazione dei tempi alla collega britannica.

Brexit, i termini della proroga

Durante la proroga, il Regno Unito rimarrà uno Stato membro «con pieni diritti e doveri, in accordo con l’articolo 50 e  avrà il diritto di revocarne la notifica in qualsiasi momento». Il Consiglio Europeo “prende atto dell’impegno del Regno Unito ad agire in modo costruttivo e responsabile” nel periodo della proroga, «in accordo con il dovere di cooperazione sincera e si attende che la Gran Bretagna rispetti i propri doveri in una maniera che rifletta la sua condizione di Stato che si sta ritirando» dall’Ue. Pertanto, Londra «dovrà facilitare il raggiungimento degli obiettivi dell’Ue ed astenersi da qualsiasi misura che possa mettere a rischio il raggiungimento degli stessi, in particolare quando partecipa al meccanismo decisionale dell’Ue».

 

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