Il “panettiere” Tria inforna l’Iva e lancia bordate. FdI: «Smascherata la beffa»

30 Apr 2019 11:04 - di Paolo Sturaro

Tria non si tira indietro e non partecipa alla cena delle beffe. Il dico-non dico al quale si aggrappa il governo gialloverde non regge. I numeri sono lì, non si può barare. Delle due l’una: o sale l’Iva o scatteranno i tagli. Il ministro del Tesoro lo afferma in un’intervista al Fatto Quotidiano. E  aggiunge: «Il bilancio dello Stato è di circa 800 miliardi di euro, la politica decida come usarli». Ma non solo. Gli attacchi giunti dai vicepremier? «Non mi fa piacere. All’inizio telefonavo per capire e ogni volta mi smentivano di aver espresso questi apprezzamenti. Poi ho smesso, non ci faccio più caso. Si tratta di dichiarazioni pubbliche, forse pensano di incentivare il consenso politico, non credo serva».

Tria parla dei rapporti con Di Maio e Salvini

L’importante – dice – «è che in privato, come accade, si vada molto più d’accordo e ci sia molto più armonia. Un dubbio mi è rimasto: perché panettiere?. Forse- prosegue Tria – Salvini ha letto Adam Smith che dice non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo. E sulla presunta minaccia di dimissioni, «mai. le dimissioni si danno, non si minacciano», precisa. «Questo giochino politico e giornalistico fa danno all’Italia».

Lucaselli (FdI): finalmente un’operazione verità

«L’intervista di Giovanni Tria al Fatto Quotidiano finalmente compie un’operazione verità e sfila la maschera alle suggestioni elettorali di Lega e M5S. Il ministro dell’Economia è stato molto chiaro: il tema dell’aumento Iva è sul tavolo, e non basta smentire, come fanno i leader della maggioranza, per archiviarlo». Lo dichiara Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli d’Italia. «Come non basta evocare una diversa governance europea dopo le elezioni del 26 maggio per togliere di mezzo il nodo dei 23 miliardi di copertura. Mentre Salvini e Di Maio continuano a litigare, di fatto Tria mette il dito nella piaga: troppe scelte sbagliate, unite alla giostra delle promesse elettorali, hanno portato in un vicolo cieco», conclude Lucaselli.

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