Il padre di un agente ucciso: “Salvini, tieni duro”. E sui social la sinistra si scandalizza

26 Apr 2019 9:29 - di Franco Bianchini

La sinistra riesce a protestare persino sul dolore di un uomo che ha perso il figlio in circostanze tragiche. I “navigatori” in rivolta sui social per l’incontro, casuale, avvenuto a Corleone, tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e Vincenzo Agostino. È il padre dei un agente ucciso, cioè di Antonino Agostino, freddato 30 anni fa con la moglie Ida Castelluccio, da Cosa nostra. L’incontro è avvenuto dopo l’inaugurazione del commissariato di Corleone (Palermo) alla presenza delle autorità.

Il colloquio con il padre dell’agente ucciso

Prima di lasciare il commissariato appena inaugurato con il capo della Polizia, prefetto Franco Gabrielli, Salvini ha intravisto Vincenzo Agostino, che da 30 anni non si taglia la barba in attesa di giustizia. E gli ha detto: «Ma che bella barba bianca, che ha». Immediata la risposta di Vincenzo Agostino: «La storia della mia barba è quella di mio figlio Nino, ucciso con sua moglie Ida incinta trent’anni fa e per il quale aspetto ancora verità e giustizia». A quel punto il questore Renato Cortese ha raccontato al ministro Salvini la vicenda dell’agente ucciso con la moglie incinta e di cui ancora non si conoscono i colpevoli. Breve scambio di parole tra i due. Salvini ha affermato che saranno approvate leggi dure contro la mafia. E a quel punto Agostino gli ha risposto: «Tenga duro, ministro». La stretta di mano e Salvini che ha assicurato: «Certo che tengo duro, ha tenuto duro lei per trent’anni». Poi ha annunciato la sua presenza a Palermo il 23 maggio per l’anniversario della strage di Capaci.

Gli “odiatori” del web in rivolta

La notizia è finita sui siti ed è scattata la rivolta sui social. Decine le persone (chiaramente di sinistra) che hanno attaccato Vincenzo Agostino sulla frase rivolta a Salvini. «Vergogna», ha scritto un utente. E altri hanno criticato il padre del poliziotto ucciso. Ma Agostino ha spiegato: «Certo che gli ho detto di tenere duro. Si parlava di contrasto alla mafia, non di politica. Veniva inaugurato un commissariato della Polizia di Stato, quella stessa Polizia di cui mio figlio faceva parte e quello stesso Stato per cui è morto. La mia testimonianza in un luogo, Corleone, che ha sofferto direttamente i mali di Cosa Nostra, nel momento in cui si rafforza la presenza dello Stato, è parte del mio impegno sociale». E poi ha sottolineato: «Non faccio la campagna elettorale per nessuno, la mia storia non dà adito a nessun dubbio».

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