I talk show su La7? Plotoni di esecuzione contro chi ha tesi politicamente scorrette…

12 Apr 2019 15:13 - di Daniele Milani

Come è noto, la sindrome di Stoccolma è quella particolare affezione dell’anima che induce la vittima a legarsi affettivamente al proprio aguzzino. Molti di noi sono colpiti dal morbo ancorché in forma mediatica. Da molto tempo continuiamo ad assistere davanti alla televisione ai talk show propinati da La7 con cadenza giornaliera che vedono protagoniste le tre Grazie della rete: Myrta Merlino con il suo “L’aria che tira”, Tiziana ( all’anagrafe Emerenziana) Panella, alla guida di Tagadà, e, da ultimo, l’inossidabile Lilli Gruber che conduce “Omnibus”.

Tali performances appaiono ripetitive per argomenti e schemi e i servizi che propongono attengono quasi sempre ad argomenti triti e ritriti supportati da video generalmente riciclati da altre trasmissioni e commentati dagli “ospiti” in studio. Si parla perlopiù di immigrazione e di antifascismo (bene), talvolta di misure economiche del governo (male) e in qualche caso di famiglia, omofobia e unioni civili (quasi sempre in maniera bizzarra).

Lo schema è sempre lo stesso: viene invitato un giornalista o un parlamentare contrario all’indirizzo della trasmissione e lo stesso viene messo contro un muro e affidato ad un collaudato plotone di esecuzione (sono quasi sempre gli stessi che saltellano da un programma all’altro), capitanato dalla conduttrice di turno.

Il risultato è scontato. Il malcapitato, quasi sempre in collegamento, viene crivellato da colpi di politicamente corretto, e sacrificato sull’altare dei desiderata della implacabile conduttrice. Può capitare che in rarissimi casi il gioco non funzioni e allora scatta l’interdizione nei confronti del reprobo, culminante nell’abbassamento dell’audio o nel subitaneo cambio di argomento.

Alla fine tutti felici e grande trionfo della democrazia televisiva. Bisognerebbe cambiare canale o al limite andare a pescare.

Se ci si prova si rischia di imbattersi in “Agorà” di Serena Bortone o nel programma denominato “ di Martedi” condotto da Giovanni Floris; in pratica dalla padella alla brace. Di pescare non se ne parla, neanche un lattarino. E così il morbo infuria.

Commenti

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  • pierangelo diane 14 Aprile 2019

    Daniele hai perfettamente ragione, però vorrei aggiungere due particolari che sicuramente avrete notato. IL primo è che quando ( queste conduttrici o conduttori ) si trovano a mal partito incombe sempre ” LA PUBBLICITA’ ” il secondo , quando vogliono coprire certe affermazioni non di loro gradimento, fanno partire gli ” APPLAUSI ” a comando.

  • il torinese torinista 14 Aprile 2019

    Nel tuo acuto commento hai dimenticato che, a mal partito, queste conduttrici o conduttori si rifugiano in un diplomatico ” PUBBLICITA’ ” o in uno ” SCROSCIO” di applausi regolarmente ” comandato” pur di interrompere il malcapitato di turno.

  • Renato Biscetti 14 Aprile 2019

    Che se le facessero da soli le loro trasmissioni. Inviterei chi non si riconosce nei partiti di sinistra a disertare tali stucchevoli e faziose trasmissioni.

  • michele 13 Aprile 2019

    io ho smesso di guardare questi programmi penso che tanti la pensano come me,li trovo scorretti e dicono tante falsità

  • Patrizia elena 13 Aprile 2019

    Grazie ! La penso essatamente come lei. La 7 était una Tv di estrema sinistra e non abbiamo nessuna che sia meno politicizzato a parte fuori dal cori di Giordano!

  • giorgio 13 Aprile 2019

    proprio cosi’, la 7 e’ diventata una rete che definire faziosamente di parte e’ un puro eufemismo, tagada’ poi le batte tutte in fatto di faziosita’ e “scorrettezze”, e la chiamano informazione “libera”, il leghista al governo Centinaio poi,e’ stato trattato in modo “osceno”.

  • dave 13 Aprile 2019

    La soluzione è più che ovvia: non andare là.

  • giovanni Di Mercurio 13 Aprile 2019

    fantastico!!!

  • Pietro 12 Aprile 2019

    Questa mummia siliconata è ora che vada in pensione , si tolga da far ridere i telespettatori con le sue pagliacciate ridicole , Cairo vuoi un consiglio mandala in pensione .