Gomorra, medici in rivolta contro Saviano: «Quante falsità: per i trapianti di fegato non servono i boss»

4 Apr 2019 12:14 - di Monica Pucci

«Caro Saviano, sui trapianti Gomorra ha sbagliato. Per operarsi in Italia non serve Genny Savastano»: l’indignazione è profonda, da parte dei medici epatologi, dopo aver assistito all’ultima puntata della fiction “Gomrra”, quella in cui i camorristi, con la violenza e la “raccomandazione”, riescono a ottenere un fegato da trapiantare a un’affiliata del clan. Tre epatologi di fama, Lucio Caccamo, Paolo De Simone e Maria Rendina, hanno scritto una lettera aperta a Roberto Saviano per contestare punto per punto la narrazione, errata, del secondo episodio della serie culto.

«Nel mondo devastato e devastante di Gomorra, tutto ha un prezzo e spesso questo prezzo è la morte. Il racconto che l’appassionante fiction di Sky fa dell’ambiente criminale legato alla camorra napoletana, segue le parabole umane dei suoi personaggi principali (Genny Savastano su tutti) e dei tanti personaggi minori, tutti funzionali alla trama. – spiegano i tre specialisti epatologi al Policlinico di Milano, al centro di chirurgia del fegato di Pisa e al Policlinico di Bari – La narrazione è avvincente, fedele alla regola del ‘saliscendi emozionale’ che tiene avvinto lo spettatore grazie anche al succedersi dei momenti di azione pura». Però, c’è un però.

Le falsità sui trapianti di fegato

«Così, tra un’auto-bomba e un’esecuzione a colpi di pistola, capita che si parli di trapianto di fegato. E non per caso. Nel secondo episodio andato in onda venerdì 29 marzo, il tema del trapianto di fegato diventa un vero e proprio ‘snodo narrativo – prosegue la lettera dei tre esperti di Epateam – . Purtroppo però se ne parla male, assoggettando alle cosiddette ‘esigenze di sceneggiatura, una narrazione improbabile e poco verosimile”, ma “non è assolutamente verosimile che la giovane mamma ricoverata in una struttura pubblica perché gravemente ammalata di cancro al fegato, per operarsi debba pagare cifre iperboliche, oppure in alternativa rivolgersi al mercato nero degli organi e andare a operarsi all’estero. In Brasile nel caso specifico. Tutto ciò, oltre che non plausibile, oggi in Italia rappresenta un falso. E pure piuttosto grave».

Se Saviano si documentasse meglio?

La lettera prosegue con toni amari, da parte degli scienziati: «Spiace dirlo, ma il team di sceneggiatori guidato da Roberto Saviano avrebbe potuto (e dovuto) documentarsi meglio, nella consapevolezza che il messaggio che affiora è totalmente negativo e finisce, purtroppo, per risultare fuorviante rispetto alla realtà del Paese e a una comunità – quella dei trapianti e delle donazioni di organo – che coinvolge centinaia di specialisti considerati un’eccellenza del Paese, e migliaia di italiani che lavorano per incrementare la cultura del dono di organi”. Fuorviante, perché, spiegano, “in Italia ogni spesa che riguarda sia i trapianti sia le donazioni di organi (cuore, polmoni, fegato, reni, pancreas, intestino) e tessuti (cornee, pelle, segmenti osteomuscolari, vasi sanguigni, valvole cardiache, nonché parti composite come la mano e la faccia), è a carico del Servizio Sanitario Nazionale” e “tutto ciò avviene alla luce del sole e sotto una puntuale tracciabilità che viene monitorata, gestita e sorvegliata da parte del Centro Nazionale Trapianti. Non c’è nessuno scopo di lucro nella gestione delle liste di attesa, e quindi nella selezione dei riceventi dei trapianti, la qual cosa segue una serie di criteri oggettivi di gravità clinica e di compatibilità biologica”.

La conclusione amara

«La piaga dei trapianti a pagamento, come pure del prelievo di organi da soggetti talvolta consenzienti e remunerati, esiste in quanto è nell’attitudine umana concepire il bene come pure perseguire il male – dicono ancora i tre epatologi, Lucio Caccamo, Paolo De Simone e Maria Rendina – Qui parliamo di una certa forma di sfruttamento della povertà, dentro il quale si sviluppa il cosiddetto turismo dei trapianti. Tra gli ammalati con forti disponibilità economiche, può anche esserci chi trova strade illecite che si offrono in alternativa a quelle lecite” e “i ricchi partono soprattutto dal Canada, da USA, dall’Australia e da Israele; i trapianti si svolgono in Cina, Brasile (unico dato vero nella ricostruzione di Gomorra), Filippine, Corea del Sud, India e anche nella vicina Turchia”.

“Gomorra ha quindi sbagliato perché il caso della giovane mamma che viene raccontato (grave e urgente) nel nostro sistema (pubblico e gratuito) avrebbe una rigorosa presa in carico grazie al fatto che si tratta di un sistema costituito in una rete nazionale di professionisti che è monitorata e la cui pratica è costantemente vigilata in un’ottica di tracciabilità: un’eccellenza sanitaria riconosciuta in tutto il mondo. Qui l’Italia ha davvero fatto scuola anche in tema di sicurezza oltre che di trasparenza” e “non occorre affidarsi ai soldi di Genny Savastano. C’è la rete nazionale dei trapianti. E non bisogna pagare”.

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