Gay, adulteri, rapinatori e blasfemi lapidati: la “legge islamica” del Brunei
Lapidati. In Brunei moriranno così adulteri e omosessuali, anche se sono minori. È l’attuazione del nuovo codice penale basato sulla Sharia. Saranno condannati a morte pure stupratori, rapinatori, blasfemi e chi insulta Maometto. Per i ladri invece ci sarà il taglio della mano destra. E se ci riprovano, anche del piede sinistro. Le lesbiche avranno maggiore clemenza. Quaranta frustate e dieci anni di prigione. Il piccolo regno del ricchissimo sultano Hassanal Bolkiah vuole «vedere gli insegnamenti dell’Islam rafforzarsi in questo Paese». Le condanne sono tremende. Lo staterello entra a tutti gli effetti nel club di Arabia Saudita, Yemen, Iran, Sudan, Mauritania, dove reati e pene sono gli stessi.
Che cosa accade in Brunei con “confessioni” e “testimonianze”
Il codice penale del Brunei «contiene una serie di disposizioni che violano i diritti umani», denuncia Rachel Chhoa-Howard, ricercatore del Brunei ad Amnesty International. Ma nessuno ha il coraggio di protestare in piazza perché il pugno di ferro del padrone assoluto del Nagara Brunei Darussalam, la Dimora della Pace, può essere molto duro. E le parole di un gay che cerca la protezione dell’anonimato ricordano quelle di altri, in tempi e Paesi diversi, che hanno visto amici o parenti trasformarsi nei loro peggiori nemici. «Ti svegli – ha detto alla Bbc – e realizzi che i tuoi vicini, la tua famiglia o anche quella simpatica vecchietta che vende frittelle di gamberi lungo la strada non ti considera un essere umano o è d’accordo con la lapidazione». Anche perché la colpevolezza scatta, oltre che nei casi di confessione, quando gli imputati sono accusati da testimoni.
Non c’è difesa di fronte alle vendette personali
Difficile difendersi da vendette personali, faide familiari e rese dei conti varie. Shock e condanna arrivano da tutto il mondo. Gli Usa si sono uniti a Gran Bretagna, Germania, Francia che hanno chiesto al Brunei di non percorrere la strada della Sharia. «Gli Stati Uniti si oppongono con forza alla violenza, alla criminalizzazione e alla discriminazione nei confronti dei gruppi vulnerabili, comprese le donne a rischio di violenza, le minoranze religiose ed etniche, lesbiche, gay, bisessuali, transgender», ha affermato il vice portavoce del Dipartimento di Stato Robert Palladino. Silenzio dai Paesi vicini del sud-est asiatico, in molti dei quali l’omosessualità è reato. Risuona invece la denuncia dei vip che chiamano al boicottaggio dei molti hotel di lusso sparsi per il pianeta di proprietà del monarca. Ci sono George Clooney, Elton John e la popolarissima star americana dei talk show Ellen DeGeneres a chiedere di non frequentare più il Bel-Air di Los Angeles o il Coworth Park di Ascot, e, in Italia, l’Eden di Roma e il Principe di Savoia di Milano. Di impatto minore, per le tasche di Hassanal Bolkiah, il probabile ritiro della sua laurea ad honorem da parte del gotha accademico dell’Università scozzese di Aberdeen. Ma il sultano, che con i suoi 20 miliardi di dollari di patrimonio personale è uno degli uomini più ricchi del mondo, va avanti per la sua strada.