Gambe e braccia fratturate a colpi di ghisa per intascare l’assicurazione: maxi-retata a Palermo

15 Apr 2019 10:06 - di Lucio Meo

Per fratturare una gamba usavano dischi di ghisa o blocchi di cemento, per rompere un braccio anche degli anestetici, seppure di bassissima qualità. Il tutto in cambio di poche centinaia di euro da offrire alle “vittime” consenzienti di turno, di solito persone poverissime che non avevano neppure i soldi per fare mangiare i propri figli. E’ quanto emerge dall’operazione “Tantalo 2” in corso dall’alba di oggi a Palermo e a Trapani. Sono 42 le persone fermate, 34 dalla Squadra mobile e 8 dalla Guardia di finanza. Sono accusate, a vario titolo, di lesioni gravi, usura, estorsione, peculato, truffe assicurative e autoriciclaggio. Tra le persone fermate ci sono anche un avvocato e alcuni periti assicurativi. Secondo quanto emerge dall’inchiesta i truffatori avrebbero offerto 300 euro per una gamba da fratturare e 400 per un braccio da fratturare. In carcere anche un avvocato e alcuni periti assicurativi.

Dischi di ghisa per fratturare gli arti

C’era una “particolare cruenza degli adepti che non esitavano a scagliare pesanti dischi di ghisa come quelli utilizzati nelle palestre sugli arti delle vittime, in modo da procurare delle fratture che spesso menomavano le parti coinvolte costringendole anche per lunghi periodi all’uso di stampelle e sedie rotelle”, afferma la Procura di Palermo. Centinaia risultano inoltre essere le persone indagate.
Le vittime compiacenti della truffa venivano reclutate dai membri delle organizzazioni in luoghi frequentati “da soggetti ai margini della società”. “Venivano, pertanto, individuati come congeniali ai fini dei gruppi criminali tossicodipendenti, persone con deficit mentali o affetti da dipendenza da alcool, e con grandi difficoltà economiche, attratti dalle promesse di facili e cospicui guadagni, mai corrisposti dall’organizzazione criminale”, dicono gli inquirenti. Oltre 50 le vittime che, “con i loro racconti colmi di disperazione hanno consentito di avvalorare il quadro accusatorio nei confronti dei sodali dell’associazione criminale”.
Le indagini hanno “permesso anche di accertare ulteriori cruenti particolari”, sulla morte del cittadino tunisino Hadry Yakoub, trovato morto su una strada alla periferia di Palermo, e per la quale erano stati già fermate alcune persone lo scorso agosto. “Al malcapitato venivano, anche, procurate dosi di crack per evitare che si potesse sottrarre alle lesioni – dicono gli inquirenti – La morte, in un primo momento decretata come conseguenza di un sinistro stradale, in realtà era stata determinata dalle fratture multiple cagionate al tunisino da appartenenti all’associazione criminale al fine di inscenare un finto incidente”. I membri dell’associazione, al fine di lucrare, non avevano poi esitato a fingere comunque che il tunisino fosse rimasto vittima di incidente stradale.
Con i soldi ottenuti grazie alle truffe alle assicurazioni, la banda degli ‘spaccaossa’, come spiegano gli inquirenti, ha acquistato una Porsche e persino una barca.

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