Gabriel piangeva e disturbava il rapporto sessuale dei genitori: l’agghiacciante movente dell’omicidio del piccolo
I verbali dell’orrore sull’omicidio del piccolo Gabriel Feroleto, soffocato a morte a soli 28 mesi dalla mamma innervosita dal suo pianto, non lasciano spazio al dubbio: l’agghiacciante movente del delitto sta proprio in quel pianto così “molesto” per i genitori del piccolo che in quel momento stavano avendo un rapporto sessuale tanto da indurre la mamma 29enne, Donatella Di Bona, a stringere le mani intorno al collo del figlio fino a strangolarlo: tutto sotto gli occhi del padre della vittima, inerme, impassibile mentre la donna uccideva il bambino…
I verbali dell’orrore, il piccolo Gabriel ucciso perché il suo pianto disturbava il rapporto sessuale dei genitori
Contrariamente a tutte quelle testimonianze rese a poche ore dal delitto da familiari, vicini e conoscenti della coppia, che dipingevamo quella mamma travolta dal dramma affettuosa e forse solo depressa… a dispetto delle dichiarazioni rilasciate dal padre del piccolo Gabriel che a ridosso del dramma, rammaricandosi di una presunta assenza al momento dell’omicidio, ai cronisti affidava il rimorso di non essere lì in quei momenti, perché «se fossi stato lì l’avrei impedito, Gabriel l’avrei salvato», ha ripetuto Nicola Feroleto a più riprese ai cronisti giunti a Piedimonte San Germano per intervistarlo. E invece, tutto falso: la verità terrificante sul movente dell’omicidio sta tutta in quei terribili verbali, quelli riportati in queste ore, tra gli altri, dal sito de Il Giornale che a riguardo, riportando quanto scritto dal gip Salvatore Scalera, riferisce: «Mi ha detto di confermare che eravamo assieme», confessa la compagna, Anna Vacca. Feroleto non sa che mentre attende di essere interrogato, nella caserma dei carabinieri di Cassino, viene registrato da un’ambientale. “Devi dire che ero con te altrimenti vado in galera”, dice». E invece lui era lì: e non ha mosso un dito per salvare suo figlio anzi, mentre la donna si accaniva sul piccolo, il padre non solo non interveniva, ma anzi sussurrava una minaccia: «vi levo dal mondo», poi si allontanava in auto…
La confessione della compagna del padre di Gabriel inchioda l’uomo: Nicola non era con me quel giorno
Intanto, mentre lui guardava inerme, prima, e se andava subito dopo, poi, Gabriel tentava disperatamente di difendersi dalla morsa della madre, sbattendo le gambine, provando ad allontanare quelle braccia che gli stringevano il collo. Ma oggi, a inchiodare madre e padre per quel delitto incrudelito ulteriormente anche perché inflitto dai genitori della vittima, arrivano a profusione le testimonianze dei vicini che vedono arrivare la mamma del bambino con in braccio il figlio esanime, e poi subito il padre. Infine, arriva anche la confessione della compagna del papà di Gabriel, che, ritrattando, mette la pietra tombale sul caso, sbugiarda l’alibi di Feroleto e chiude nel modo più drammatico possibile il cerchio della ricostruzione degli eventi omicidiari: «Ammetto di non avervi detto la verità perché le dichiarazioni che ho reso me le ha suggerite Nicola. Mi ha detto che era successo un guaio e che dovevo dire che era stato con me a casa tra le 14 e le 16.30». Insomma, gli ha chiesto di mentire: ma quel giorno, purtroppo, proprio non era lei…