Flat tax, Tria prova a convincere l’Ue. Ma la sua è una “mission impossible”
Giovanni Tria è da ieri a Washington per i consueti incontri di primavera organizzati da Fmi (Fondo monetario internazionale) e Banca Mondiale. Nella capitale americana il nostro ministro dell’Economia è giunto ovviamente in aereo, ma è come se vi fosse arrivato camminando su un filo sottilissimo sospeso nel vuoto. Che a Tria non difettassero doti da equilibrista, era apparso chiaro sin da quando aveva dovuto dire tutto e il suo esatto contrario durante il varo della prima manovra sfornata dalla maggioranza giallo-verde: deficit all’1,6, poi al 2,4 e quindi al 2,04 al termine di un estenuante braccio di ferro con i partner europei. Per evitare la procedura d’infrazione ai danni dell’Italia, Tria assunse impegni solenni di fronte a Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, e a Pierre Moscovici, il guardiano dei bilanci nazionali per conto di Bruxelles.
A Washington Tria incontrerà i vertici Ue
Gli stessi che ora si ritroverà di fronte nelle prossime ore nella capitale Usa. Facile dedurne che Tria pagherebbe in pepite d’oro pur di non incontrarli. Nel momento in cui incrocerà i loro sguardi, infatti, il ministro dovrà mettersi nuovamente a camminare sul filo e convincerli che è in Italia nessuno pensa a soluzioni di finanza “espansiva” o creativa e che tutti sono convinti della necessità di ridurre il deficit in eccesso attraverso spending review, privatizzazioni e lotta all’evasione fiscale. E, soprattutto, che quel che di diverso si legge nel dibattito politico italiano è solo dettato da esigenze da campagna elettorale. A cominciare dalla flat tax che anche nella sua versione ridotta – reddito familiare fino a 50mila euro lordi – provocherebbe un ulteriore buco finanziario di circa 12 miliardi. Un salasso per le entrate di un governo che di miliardi ne deve già rastrellare 23,6 per scongiurare l’aumento automatico dell’Iva e delle accise a partire dal prossimo 1° gennaio. Dovesse accadere, ne risentirebbero i consumi e quindi la produzione.
Preoccupano ancora i nostri conti pubblici
Davvero troppo anche per un equilibrista come Tria. Probabile, perciò, che proverà a prendere tempo con i suoi interlocutori Ue. E a maggior ragione con i banchieri ed i gestori dei fondi d’investimento, ansiosi di avere notizie di primissima mano sullo stato di salute della nostra economia. Tempo, Tria ha bisogno di tempo. Quello di riprendere a ritroso il cammino sul filo per convincere Salvini e Di Maio che la botte piena e la moglie ubriaca è obiettivo impossibile anche per loro. Sempre che, beninteso, il filo regga.