Ecco il primo buco nero fotografato, porta di uscita a senso unico dal nostro Universo (video)
E’ considerata la “porta di uscita dall’Universo” al centro di Messier 87, un’enorme galassia situata nel vicino ammasso della Vergine, ed è distante dalla Terra 55 milioni di anni luce: è il buco nero fotografato, per la prima volta, dal gruppo di otto radiotelescopi dell’Event Horizon Telescope che operano su scala planetaria.
La storica immagine mostra un anello luminoso formato da curve di luce deviate dall’intensa gravità che ruota attorno al buco nero, 6,5 miliardi di volte più massiccio del Sole e fornisce, per la prima volta, le prove più solide raccolte fino ad oggi dell’esistenza dei buchi neri supermassicci.
La svolta arriva nell’ambito del programma di ricerca Event Horizon Telescope, progetto al quale partecipano oltre 200 ricercatori e centri di ricerca fra i più prestigiosi al mondo – l’Italia ha schierato l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Istituto Nazionale di Astrofisica – apre una nuova finestra sullo studio dei buchi neri, dei loro orizzonti di eventi e della gravità.
I telescopi che fanno parte del network Event Horizon Telescope, sono Alma, Apex, Iram, il James Clerk Maxwell Telescope, il Large Millimeter Telescope Alfonso Serrano, il Submillimeter Array, il Submillimeter Telescope e il South Pole Telescope e sono dislocati in diverse aree del globo terrestre – dall’Europa agli Stati Uniti e alle Hawaii, dall’America Centrale e del Sud fino all’Africa e all’Asia. – dando vita a un telescopio virtuale di dimensioni pari a quelle della Terra, «uno strumento con una sensibilità e una risoluzione senza precedenti», rivendica con un certo orgoglio l’Istituto Nazionale di Astrofisica.
«La teoria di Einstein potrebbe non essere la teoria finale dell’universo. E’ un altro passo in avanti nel nostro modo di comprendere i grandi misteri dell’universo», dice, aprendo scenari fantastici, Mariafelicia Delaurentiis, astronoma e astrofisica dell’Università di Napoli Federico II e della sezione di Napoli dell’Infn, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che, come membro della collaborazione Eht ha coordinato il gruppo di analisi teorica dell’esperimento.
«Quello che stiamo facendo è dare all’umanità la possibilità di vedere per la prima volta un buco nero, una sorta di “uscita a senso unico” dal nostro Universo – dice il direttore del progetto Eht, Sheperd Doeleman, del Center for Astrophysics della Harvard University – Questa è una pietra miliare nell’astronomia, un’impresa scientifica senza precedenti».