Di Maio insiste sull’olocausto. Salvini replica: «Pensa a lavorare». Ma la poltrona li tiene uniti
Non importa quanto duri siano i toni e pungenti le accuse: nel governo è tutto un rassicurare che l’esito delle europee non condizionerà Palazzo Chigi. Un argomento sul quale è intervenuto anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha derubricato le parole al vetriolo che si stanno scambiando i vicepremier a scaramucce da campagna elettorale. «Il confronto è a volte molto acceso, ma pensare che questo comprometta l’azione di governo è sbagliato», ha sostenuto Conte. Eppure, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, mentre allontanano lo spettro della crisi, continuano a dirsene di santa ragione, dando la netta impressione che quella fine dell’alleanza tanto esorcizzata sia in realtà vicinissima.
Salvini a Di Maio: «Io lavoro. Pensasse alle grandi opere»
«Io lavoro, io rispondo col lavoro e con i fatti. Questa gente che cerca fascisti, comunisti, nazisti, marziani venusiani… i ministri sono pagati per lavorare. Io sono pagato per mantenere ordine pubblico e sicurezza», ha risposto Salvini ai giornalisti che gli chiedevano un commento alle parole di Luigi Di Maio, che si è detto preoccupato per gli alleati della Lega in Europa «con chi nega l’Olocausto». «Se invece di polemizzare si lavorasse di più, si sbloccassero i cantieri fermi, l’Italia sarebbe un Paese migliore», ha aggiunto il ministro dell’Interno, che ha ricambiato le cortesie dell’altro vicepremier affondando il coltello nella piaga delle grandi opere. «Anche in queste ore – ha proseguito Salvini – una nave Ong che stava arrivando in Italia ha cambiato indirizzo e sta andando da un’altra parte. Vuol dire che l’Italia difende i suoi confini. Mi piacerebbe che tutti i ministri – ha concluso Salvini – avessero la stessa concretezza sbloccando cantieri, facendo ripartire opere pubbliche». Contemporaneamente però Salvini ha anche voluto rassicurare sul fatto che «le europee non saranno la prova del nove per questo governo, saranno il cambiamento dell’Europa, finalmente».
Di Maio insiste sull’Olocausto, ma blinda il governo
E anche Di Maio, dopo aver accusato l’alleato di farsela con i negazionisti anti-semiti e averlo ribadito anche oggi («Quando dico che è preoccupante che Lega sia alleata con forze che lasciano il Parlamento europeo quando si commemora la Shoah, dico una cosa giusta»), ci ha tenuto a precisare che «questo governo quando lavora sui fatti è compatto e concreto e io lavoro benissimo con la Lega e Salvini, abbiamo dei problemi quando si parla di temi ideologici che non riguardano i fatti e che a volte sono di ultra destra». «È evidente che tra noi e la Lega ci sono molte differenze, specie su temi come la famiglia», ma che «i numeri nel Parlamento italiano restano gli stessi», ha detto poi il vicepremier grillino in un’intervista al Die Welt, sottolineando che «le elezioni europee non condizioneranno il nostro governo». Tra le «molte differenze» che esistono tra i due partner di governo, però, non ci sono solo le grandi opere ricordate da Salvini o la famiglia evocata da Di Maio. A mettere in fila tutto ciò che divide o quasi, oggi, ci ha pensato Francesco Verderami sul Corriere della Sera, partendo proprio dalla «escalation di insulti», sottolineata nel titolo dell’articolo. Si parla di Tav, processo penale, termovalorizzatori, idea di Europa, memorandum sulla Cina, crisi del Venezuela, temi etici, autonomia regionale, Olimpiadi. Singoli esempi che tradotti significano grandi opere, giustizia, energia, politica comunitaria, politica commerciale, politica estera, assetto dello Stato. Non esattamente cosucce.
Gasparri: «Situazione insostenibile, intervenga il Colle»
«Ormai all’interno del cosiddetto governo siamo alle accuse su tutto. Pure sul negazionismo e l’Olocausto. Intanto l’economia precipita con una recessione sempre più drammatica. Fino a quando si può continuare con i finti decreti “salvo intese” che non prendono mai corpo? Servirà un decreto sblocca decreto del decreto sbloccacantieri? Sembrerebbe una farsa se non fosse una autentica tragedia. Serve un immediato confronto in Parlamento su tutti i temi di natura economica», ha commentato il senatore di FI, Maurizio Gasparri, sottolineando che «non c’è nessun provvedimento sulla crescita, le opere pubbliche restano bloccate, le liti nel governo divampano su tutti i temi. C’è mancanza di trasparenza nel principale partito di governo. Dossieraggi, ricatti reciproci, minacce al Ministro dell’Economia, registrazioni, videoregistrazioni, vicende paradossali che stanno facendo precipitare la credibilità della Repubblica». «Grillo ha messo in piedi un baraccone che ha goduto di un immeritato consenso. È ora di porre fine a questa commedia. Ed anche Salvini e la Lega ne sono ben consapevoli», ha aggiunto Gasparri, ribadendo che «occorre un centrodestra serio, maturo, che abbia in Forza Italia un riferimento essenziale per dare risposte alle drammatiche domande che salgono dal Paese. Conte fa da copertura, all’insegna dell’incompetenza, a una situazione che non si può più protrarre. E anche il Quirinale ha il dovere di far sentire la propria voce».