Di Maio, che brutta fine. Adesso anche Renzi lo prende per i fondelli
Che Di Maio abbia fatto una brutta fine politica non lo dimostra tanto la perdita d’immagine. Perché si sa, quando si va al governo, per forza di cose si devono accantonare i comodi vaffa che fanno sembrare leoni anche le pecore. E non lo dimostra neppure l’insofferenza di buona parte dei Cinquestelle. Perché lì c’è sempre la gelosia che serpeggia tra esponenti dello stesso partito, quelli alla se ci fossi stato io la Lega sarebbe stata al nostro guinzaglio, altro che Giggino. Cose che capitano nelle migliori famiglie. A provare – senza timore di smentita – in quali acque stia nuotando affannosamente Di Maio è tutt’altro: prendi uno come Renzi, il politico che vanta il record degli sfottò sui social; dagli un microfono (e ce ne vuole); ascolta quel che dice e… sorpresa, scopri che prende per i fondelli il vicepremier. E oggi, essere presi per i fondalli da Renzi significa proprio passarsela male. Nella enews l’ex padre-padrone del Pd scrive. «… E mentre sei mesi fa i ministri si affacciavano festanti dal balcone di Palazzo Chigi, ieri hanno avuto paura anche ad affacciarsi in sala stampa». Il riferimento a Giggino non è casuale. «Scappano dalla realtà, altro che flat tax! Nel documento ci sono tagli all’università, ai pendolari, al sociale. Ne vedremo delle… brutte nei prossimi mesi. La sintesi è semplice: vanno su le tasse e il debito, vanno giù il Pil e i posti di lavoro». Il tempo è stato impietoso con Di Maio, tutto poteva aspettarsi dalla vita tranne gli sfottò di Renzi. Di chi è la colpa di questo accanimento del destino? Quisque faber fortunae suae. Già, ognuno è artefice del proprio destino. Anche chi si fa chiamare Giggino.