Defibrillatori obbligatori nelle scuole e nei luoghi pubblici: la proposta di legge di FdI

2 Apr 2019 17:00 - di Girolamo Fragalà

Rendere obbligatori i defibrillatori nelle scuole, negli edifici pubblici e nei luoghi affollati. È questa la proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia nel corso di una conferenza stampa alla Camera alla quale hanno partecipato anche Mirco Jurinovich, presidente della Onlus 60milavitedasalvare e Lucia Rizzi, presidente dell’Anapic, Associazione nazionale Amministratori Professionisti. «Ogni anno – ha dichiarato Jurinovich – in Italia l’arresto cardiaco improvviso causa circa 60mila morti, molte delle quali potrebbero essere evitate se solo si intervenisse tempestivamente con un defibrillatore. È dimostrato che ove questi apparecchi sono presenti, si possono quadruplicare le possibilità di sopravvivenza delle persone colpite da attacco di cuore».

Defibrillatori obbligatori, vanno previsti anche i corsi

«La proposta di legge di Fratelli d’Italia – ha aggiunto Rizzi – ha un altissimo valore sociale e uno scopo molto nobile». «Oltre a voler rendere obbligatori questi apparecchi in tutti i luoghi affollati – ha aggiunto il deputato di Fratelli d’Italia, Paola Frassinetti – vogliamo prevedere dei corsi che vanno dal primo soccorso all’utilizzazione stessa dei defibrillatori. È nostra volontà diffonderli il più capillarmente possibile, per poter avere la possibilità di salvare il maggior numero di vite umane».

Rampelli: la maggioranza converga sulla nostra proposta

«Su questa nostra proposta – ha dichiarato Marco Osnato – c’è molta attenzione anche da parte degli amministratori di condominio. Riuscire ad avere un apparecchio in ogni condominio sarebbe davvero un grande risultato». «Ci auguriamo – ha detto il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, intervenendo alla conferenza stampa – che la maggioranza e il governo vogliano convergere su questa nostra proposta e contribuire così a diminuire queste morti improvvise e ingiustificate che colpiscono a tutte le età». Il deputato Walter Rizzetto, infine, si è soffermato sulla genesi di questa proposta, ricordando come questa nasca dal lontano 2012, allorquando la diffusione dei defibrillatori nei centri sportivi fu di fatto bloccata dalla Corte dei Conti dopo aver preso atto che la maggioranza delle società sportive non aveva bilanci così importanti da poterne sostenere i costi. Costi – ha concluso il capogruppo in commissione Lavoro – «che in realtà non sono esosi, considerato che ogni apparecchio costa poco più di mille euro. E comunque, in uno Stato civile è corretto trovare fondi e risorse per queste tematiche così importanti».

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