Def, il governo a caccia di quattrini. Il piano di Tria per uscire dalle sabbie mobili
Il Def continua ad infiammare il governo. Domani il governo svelerà i numeri del Documento di economia e finanza che fissa i paletti della prossima Finanziaria. Alla vigilia dell’approvazione il governo lavora per trovare le coperture, ma i fondi sono risicati. Per spingere la crescita serviranno un paio di miliardi, ma gli effetti dei provvedimenti si vedranno solo nella seconda parte dell’anno. Il dossier sui due miliardi in queste settimane è stato al centro di vari tavoli, compreso quello alla ricerca delle coperture per il decreto crescita. Decreto ancora aperto, in vista del Consiglio dei ministri del 9 aprile che dovrebbe approvarlo definitivamente. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, dopo aver incontrato a Bucarest i Commissari Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, al vertice di Palazzo Chigi proporrà una sforbiciata al deficit strutturale di quest’anno pari allo 0,1% del Pil, ossia più di un miliardo e mezzo. Il ministro Tria è prudente e vuole tenere una linea di galleggiamento proponendo un Def credibile soprattutto per mercati e investitori che contenga stime di crescita più o meno condivise con Bruxelles e il Fmi. Il Def conferma che siamo in una fase di recessione dell’economia mondiale dovuta alla Brexit, alla guerra commerciale tra gli Usa e la Cina e alla frenata dell’economia tedesca. La crescita dell’Italia, inizialmente prevista dell’1%, sarà dello 0,1% e il deficit salirà al 2,4%.
Def, ecco il piano di Tria
In realtà sono ancora molti i nodi irrisolti. A cominciare dalla flat tax che la Lega vuole inserire nel Def in modo da attuarla con la legge di bilancio di fine anno. Su questo punto Tria è molto prudente perché teme l’ira di Bruxelles. Anche il M5S ha adottato questa linea ed è arrivato a mettere in discussione quota 100. Tria, come riporta il Corriere della Sera, vorrebbe restare sul vago e, quindi, non essere costretto a indicare come finanziare quegli sgravi e, per tacitare l’Ue, vorrebbe mantenere la temporaneità di quota 100. Lo sblocca-cantieri e il decreto crescita, secondo i calcoli del Mef, dovrebbero aumentare il Pil dello 0,3%, mentre dai tagli ai ministeri dovrebbero arrivare 2 miliardi. Si tratta di fondi ministeriali relativi agli incentivi alle imprese (640 milioni), alla mobilità locale (300), ma anche all’università (70) e ai diritti sociali e alla famiglia (40). Infine, c’è il capitolo privatizzazioni da un lato (19 miliardi) e dismissioni delle caserme dall’altro (1 miliardo). Il nodo dell’Iva sarà rimandato a ottobre: servono oltre 20 miliardi per scongiurare l’aumento di tre punti previsto nel 2020. Ieri Conte ha spiegato che l’esecutivo farà il possibile per evitare un incremento delle tasse e che Tria «resta al suo posto». Tasto dolente, quello del debito che salirebbe ulteriormente, fino al 132,6%. Un livello che può portare alla procedura di infrazione Ue.