Def, Confindustria stana il governo: «Dite dove prenderete i soldi. Serve chiarezza»

15 Apr 2019 19:22 - di Federica Parbuoni
manovra

Scarsa attenzione al Mezzogiorno, necessità di spingere su fiducia e crescita e soprattutto di fare chiarezza «sulle direttrici di politica economica». Perché così come ne parla «il Def dice poco sulle principali linee della prossima legge di bilancio». In audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato impegnate nell’esame del Def Confindustria dà un parere sostanzialmente negativo sull’azione del governo, pur facendo una piccola apertura di credito nella quale concede che i due decreti legge, Crescita e Sblocca cantieri, «fanno registrare una positiva inversione di tendenza nelle politiche del governo, nella direzione di una ritrovata attenzione alla crescita».

«Sì alla Flat tax, ma dove si prendono le risorse?»

Con alcune misure come superammortamento, revisione della mini-Ires e potenziamento del Fondo di garanzia per le Pmi, «sembra si punti a rimediare a lacune e debolezze dell’ultima legge di bilancio», ha spiegato Confindustria, che però è apparsa molto cauta, sottolineando a più riprese che su temi cruciali come la riforma del sistema fiscale, l’aumento dell’Iva, il rapporto deficit/Pil non è chiaro quale strada intenda prendere il governo. «Si parla di flat tax senza spiegare come verrano reperite le risorse. Questo atteggiamento rischia di aumentare l’incertezza e rallentare l’economia», hanno chiarito gli industriali, aggiungendo che se da un lato, con le proposte sulla “tassa piatta”, il governo conferma «la volontà di avviare un percorso di riforma e di generale semplificazione del sistema fiscale», dall’altro «non dice come intende farlo e con quali risorse». Ma la riforma del sistema fiscale, per Confindustria, «è una priorità». «Occorre pensare – è stato dunque il suggerimento – a una riforma a costo zero per la finanza pubblica, che favorisca chi produce: lavoratori e imprese».

Senza fiducia e crescita restano solo le tasse

Per gli industriali è «urgente agire sulla fiducia e sulla crescita; l’alternativa è continuare a reperire altri soldi pubblici, aumentando le imposte o tagliando la spesa. Ma in questo modo, la riduzione del debito diventa difficile e costosa». E se lo scenario descritto nel Documento di economia e finanza «è realistico non possiamo non sottolineare che è negativo». Per questo «occorre intervenire ora per riequilibrare le scelte del passato e reagire al rallentamento ciclico. Soprattutto, c’è bisogno di chiarezza sulle direttrici di politica economica». Invece, per Confindustria, il Def  «dice poco sulle principali linee della prossima legge di bilancio». Dice che il deficit calerà e quindi «implicitamente si assume che l’Iva aumenterà; ma allo stesso tempo lascia aperta la possibilità che questo non avvenga, senza però spiegare quali misure compensative verranno messe in campo», hanno ricordato gli industriali, sottolineando che serve «un’inversione di rotta della politica economica. Serve partire dallo stallo attuale per aprire una nuova fase che punti alla crescita economica e avvii un percorso di rientro del debito pubblico», partendo prima di tutto dal «creare un clima di fiducia».

Il Mezzogiorno, grande assente

«Va restituita la fiducia alle famiglie, per evitare che queste accrescano il risparmio a fini precauzionali» e va restituita fiducia alle imprese affinché aumentino la propensione agli investimenti. Inoltre, vanno rassicurati gli investitori perché si riduca il premio al rischio e scendano i tassi di rendimento sui titoli di Stato, che consentirebbe alle imprese di recuperare pieno accesso al credito. Infine, un passaggio specifico sul Mezzogiorno. «Nel Def, le parole Mezzogiorno e sud appaiono poco e legate quasi esclusivamente alla misura “Resto al sud” e al turismo», hanno affermato gli industriali, per i quali dunque «appare fondamentale rivedere l’approccio al Mezzogiorno in un’ottica di lungo periodo», anche perché allo stato attuale il divario fra nord e sud «continua ad ampliarsi: dal 2012 al 2017 il Pil procapite reale nel mezzogiorno è diminuito dell’1,7% mentre al Nord è aumentato dell’1,7%».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Laura Prosperini 16 Aprile 2019

    ancora con Confindustria (globalisti della prima ora9????
    a noi interessa il Popolo, i Lavoratori e gli imprenditori piccoli e medi
    non certo i confindustriali, sono loro che hanno governato negli ultimi 20/25 anni ed il risultato si vede!