Decreto Crescita: Confindustria attende di vedere i fatti, Ugl è ottimista

5 Apr 2019 16:24 - di Redazione

«Il decreto crescita, seppur condivisibile in molte delle sue misure, ha poche risorse a disposizione per poterle finanziare e sarà solo una aspirina che non contribuirà certo ad aumentare il Pil di mezzo punto percentuale, come la maggioranza vuol far credere. Senza considerare che quelle spese dovranno essere coperte, ancora non è chiaro come. Altrimenti il deficit del 2019, già stimato al 2,5%, aumenterà ancora di più». Lo scrive in una nota Renato Brunetta, deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia.  «L’Italia – spiega Brunetta – è infatti scivolata in recessione e le risorse che erano disponibili l’anno scorso sono state già tutte impiegate per finanziare il reddito di cittadinanza e la quota 100».

Confindustria: un piccolo passo dopo un anno di governo

Nel dl Crescita «ci sono degli elementi importanti che riguardano il credito». Lo ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, a Napoli per il convegno “Digitalisation sustainable footwear industry”. Secondo Boccia questo aspetto «non è un fatto marginale, ma – aggiunge – è evidente che questo è un primo passo verso quello che abbiamo chiamato un intervento organico di politica economica»

«Senza crescita non crei ricchezza e non dividi alcunché, lo ha capito anche il governo dopo un anno in cui sembrava che la crescita nn fosse un fattore determinante», ha aggiunto Boccia. «Senza la crescita – ha proseguito il numero uno di Confindustria – non hai neanche la serenità di puntare su altri aspetti. Dobbiamo puntare sulla crescita, fidelizzare gli investitori per fare in modo che la comunità delle imprese e degli imprenditori sia legata alla comunità locale. L’unità alla quale richiamo è ai fini della crescita che diventa precondizione per risolvere le grandi questioni del Paese».

“Decreto Crescita valorizza il Made in Italy”

Secondo Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, il “Decreto Crescita” approvato salvo intese dal governo «va a favore delle aziende italiane poiché tutela i marchi storici che rappresentano l’eccellenza e la qualità dei nostri prodotti. Il made in Italy – prosegue Capone – rappresenta un simbolo che potrà essere utilizzato soltanto dalle imprese che producono beni con reale origine italiana, e in tal senso auspico che l’esecutivo proceda lungo questa strada per tutelare maggiormente le nostre imprese, valorizzare le produzioni italiane e scoraggiare le delocalizzazioni».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *