Coop e sindacati su tutte le furie: gli affari con gli immigrati sono calati a picco

8 Apr 2019 15:31 - di Milena De Sanctis

Coop, onlus e sindacati difendono la retorica dell’accoglienza. Da Trieste a Udine, da Milano a Brescia, da Bologna a Roma e da Lecce fino ad arrivare in Sicilia, si è alzato un coro di proteste contro i tagli nel settore dell’accoglienza. Fioccano ricorsi, proteste e recriminazioni da parte di onlus, associazioni e cooperative che difendono il fatturato. Usciti allo scoperto, non parlano più delle condizioni degli immigrati. Sono solo preoccupati  per le possibili ricadute occupazionali provocate dai tagli. E anche la Cgil parla dell’accoglienza come di un’industria in crisi ed evoca la perdita di fondi e di posti di lavoro: «L’economia locale perde cinque milioni». Ad avere messo in crisi il business è stato non solo il decreto sicurezza che ha tagliato da 35 a 21 euro giornaliere la retta per ogni singolo richiedente asilo ospitato e che ha previsto la chiusura di molte strutture. Ma anche il drastico calo dei flussi migratori.

Proteste e ricorsi delle coop: la mappa

In tutta Italia ci sono state proteste. In un’inchiesta, La Verità ha disegnato la mappa delle proteste. A Trieste in trecento sono scesi in piazza. Lo striscione che ha aperto il corteo della manifestazione è dominato dalla scritta “Buonisti un Cas”. Ma questo non è accaduto solo a Trieste. A Udine  tre cooperative  hanno fatto ricorso al Tar del Lazio. Ricorso che è stato bocciato. Non si sono scoraggiati e hanno chiesto al Consiglio di Stato una sospensiva. Anche questa respinta.  Nell’attesa di conoscere le motivazioni hanno deciso di partecipare alla gara.

A Milano cinque cooperative lombarde hanno fatto ricorso al Tar contro i nuovi bandi per le strutture d’accoglienza. A ribellarsi sono stati anche amministratori di centrosinistra. E così in provincia di Parma, ben otto sindaci guidati da Federico Pizzarotti, hanno chiesto al prefetto di stoppare il bando. Anche in Toscana coop e onlus  sono sul piede di guerra. Per protesta, a Lecce alcune cooperative hanno rinunciato di partecipare ai bandi provando a far rimanere deserte le gare: «Non siamo albergatori».

E poi, in Sicilia c’è il caso del Cara di Mineo, il più grande centro richiedenti asilo d’Europa. Qui, nel periodo di massima emergenza immigrazione, si è arrivati ad ospitare 4.000 richiedenti asilo, con circa 400 operatori. I tagli preoccupano tutti. C’è angoscia generalizzata. E anche lo stesso segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha parlato di “battaglia generale” da combattere sul Cara di Mineo: «La battaglia da condurre qui riguarda tutta la nazione».

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