Ciarrapico, il fascista del “fare” tra Almirante e Andreotti

14 Apr 2019 17:28 - di Aldo Di Lello

«Ci vuol altro (che due mesi a Regina Coeli), per uno formatosi al Campo Dux. Vi entrai la prima volta quando avevo quattro anni. Littoria era appena fatta. Tutta bianca: una cattedrale di luce». Il fascismo, Giuseppe Ciarrapico, classe 1934, ce l’aveva nel sangue e nella memoria più profonda. E non l’ha mai rinnegato, anche quando approdò alla corte di Andreotti e anche quando invitò Gorbaciov per consegnargli il Premio Fiuggi.

Tra i pochissimi editori di destra

Era un fascista verace, Giuseppe Ciarrapico, tosto e irriverente, ma era soprattutto un fascista del “fare”, uno che capì quale straordinario veicolo di idee (e anche di business) potesse essere l’editoria. E non erano molti, anzi  pochissimi, gli editori di destra negli anni Sessanta e Settanta, quando il “Ciarra”, così era chiamato a Roma,  cominciò la sua ascesa imprenditoriale. C’era lui, c’era (ma l’esperienza è durata poco) la Rusconi libri diretta da Alfredo Cattabiani,  c’erano le Edizioni de Il Borghese e c’era Giovanni Volpe, che poi era il suo esatto opposto antropologico. Figlio del grande storico Gioacchino, Volpe pubblicava il fior fiore dell’intellighenzia conservatrice, tradizionalista e neofascista europea.

Diverso era invece, almeno all’inizio, il “target” di Ciarrapico editore. Dalla sua grande tipografia di Cassino uscivano le copie delle pubblicazioni della Rsi e del periodo bellico. Famosa la riproposta  di Signal, la rivista illustrata destinata alla Wehrmacht. Ciarrapico editore cambiò passo quando acquisì le edizioni de Il Borghese all’inizio degli anni Ottanta e poi il catalogo delle edizioni Volpe dopo la scomparsa di Giovanni, avvenuta nel 1984.  Come direttore editoriale chiamò Marcello Veneziani e la casa editrice pubblicò libri di qualità. Importante fu la ripresa della rivista Intervento, fondata nel 1972 da Giovanni Volpe  e grande  laboratorio politico-culturale, un laboratorio animato dalle figure più prestigiose della cultura di destra italiana. Quel periodo di vivacità culturale non durò a lungo e finì con la rottura dei rapporti tra Ciarrapico e Veneziani.

Editore del “Secolo”, amico di Almirante

Il rapporto più stretto con la destra  Ciarrapico lo visse  nel periodo in cui, nella prima metà degli anni Settanta, fu editore del Secolo d’Italia. Il “Ciarra” portò al nostro  giornale la sua capacità manageriale e la sua esperienza editoriale. E i rapporti con Almirante e il Msi rimasero sempre buoni anche quando quell’esperienza finì e Ciarrapico tornò  alle sue attività di sempre, che poi per un fascista del “fare” come lui significava trovare sempre il modo di sperimentare nuove forme di attività.

Il decollo imprenditoriale e l’amicizia con Andreotti

E Ciarrapico negli anni Ottanta spiccò il volo come imprenditore: divenne presidente delle terme di Fiuggi. In quegli anni lo chiamavano  il “Re delle acque minerali” . Ma le sue attività  spaziarono anche  nel mondo della sanità (attraverso varie, famose cliniche private romane), la compagnia di aerotaxi “Air Capitol”,   la ristorazione (la Casina Valadier) . Divenne anche  presidente della Roma. Dovette però abbandonare la carica  nel 1993.

È noto che l’ascesa di Ciarrapico  come imprenditore fu possibile anche   per l’amicizia stabilita con Andreotti, un’amicizia che comunque   non impedì mai a Ciarrapico di mantenere buoni rapporti con la destra.  E il fascista del “fare” divenne  anche uno degli uomini chiave della  Prima Reubblica . Andreotti lo volle a fare  da  intermediario tra Silvio Berlusconi e  Carlo De Benedetti nel famoso Lodo Mondadori. Ma a volerlo fu anche l’editore Carlo  Caracciolo, di cui era diventato amico. Fu davvero un’amicizia sraordinaria quella  dell’editore fascista vicino ad  Almirante e ad Andreotti e l’aristocratico editore dell’Espresso., a riprova della   enorme  vitalità e della grande corrente  di simpatica che si sprigionavano dalla persona di Ciarrapico.

Il finale politicamente  scorrettissimo

Purtroppo non gli sono mancati i guai giudiziari, tra i quali quello del 1996, quando venne coinvolto  nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. E gli altri guai gli povvero addosso sempre in quegli anni. Ma ormai siamo già nella Seconda Repubblica e il suo vecchio mondo non c’era più.  Però anche in quella stagione non felice Ciarrapico è riuscito a reinventarsi,  Tra il 2008 e il 2013 lo ritroviamo senatore del PdL in un periodo in cui Ciarrapico si mette anche in mostra per varie dichiarazioni politicamente scorrettissime.

Il fatto è che Ciarrapico è riuscito ad andare avanti e a raggiungere grandi traguardi imprenditoriali senza mai rinnegare se stesso. In Italia è un merito non da poco.

 

 

.

 

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *