Che solidarietà, finisce in manette per abusi su un minore il capo di una Ong buonista: mistero sul nome

9 Apr 2019 13:13 - di Prisca Righetti

Nome del presidente della Onlus e entità della stessa associazione finiti nel mirino degli inquirenti e rimbalzati ai disonori della cronaca più cruda, sono rigorosamente top secret, ma la notizia, quella almeno, trapela e inquieta in tutto il suo potenziale di orrore e mistificazione: il presidente di una Onlus dedita all’assistenza e all’accoglienza è finito in manette su disposizione della Procura di Nola, per aver costretto a rapporti sessuali un minorenne del Togo per ben 7 anni, tra il 2007 e il 2014.

Il fondatore di una Ong buonista arrestato per abusi su un minore

Sull’identità dell’orco promotore e sostenitore di una casa famiglia a Togoville, città del Togo sull’oceano Atlantico, pronto a promulgare il valore della solidarietà per i più disagiati e, al tempo stesso, a sfruttarne le circostanze per il proprio  tornaconto individuale intestato ai più bassi istinti, c’è il riserbo più totale, anche se, incrociando i dati e i sospetti che si annidano introno allo scandaloso caso, sembra quasi si possa stilare l’identikit del fondatore di una Ong “solidale” di Pollena Trocchia (proprio come quella finita nell’inchiesta), creata per garantire assistenza umanitaria. L’uomo, secondo quanto riferiscono La Verità e Il Giornale, è stato «arrestato con l’accusa di violenza sessuale su minore per aver costretto a rapporti carnali un minorenne, per ben sette anni, dal 2007 al 2014». Laddove per minore si intende un giovanissimo ragazzino del Togo che ha preferito la fuga, la strada, la fame, al reiterarsi degli abusi che, riporta il sito del quotidiano diretto da Sallusti, «si sarebbero consumati sotto minaccia all’interno della casa famiglia in quel di Togoville, dove l’adolescente era ospitato: se il ragazzino non si fosse concesso, lui avrebbe fatto in modo di allontanarlo dalla struttura d’accoglienza. E così, di fronte alla possibilità di abbandonare un tetto, pasti caldi e la scuola, tornando per strada, il minorenne si sarebbe “consegnato”” nelle mani dell’uomo». Orrore e violenza, poi, si sarebbero reiterati per anni, fin quando un volontario italiano della Ong avrebbe cominciato a sospettare qualcosa, arrivando al punto di segnalare tutto alla polizia italiana che, condotte le indagini di rito, ha disposto il fermo dell’indiziato. Un sospettato illustre almeno quanto misterioso sul quale, come sulla Onlus di cui sarebbe a capo, come scrive La Verità resta il più stretto riserbo anche se, in rete, «è stato subito puntato il dito contro un ex professore universitario di geografia» 72enne, fondatore di una Onlus di Pollena Trocchia.

Diverse ipotesi in rete: ma è giallo sull’identità e sul nome della Onlus

Di più: il sospettato finito in manette sarebbe un accanito detrattore del ministro Salvini e delle sue politiche anti-clandestini, arrivato a definire «i salvininani “pecore beote”». Un personaggio assai attivo sui social e portabandiera di quel buonismo solidale tanto caro alla sinistra pro-accoglienza che, scrive sempre La Verità, non solo si è dimostrato sempre pronto a gridare al complotto e alla mistificazione, ma che non ha mai perso l’occasione di scagliarsi contro la causa e la bandiera di segno contrapposti alle sue. Come quando, nell’imminenza del congresso di Verona, ha pubblicato un post che recitava più o meno: «Le famiglie a Verona rompevano sin dai tempi di Romeo e Giulietta»… Insomma, un personaggio che da un lato sarebbe abituato a mettersi al centro delle dispute nonostante sostenga da sempre – scrive il quotidiano diretto da Belpietro – «l’associazione che aveva fondato avesse tra i suoi principi quello di operare lontano dai riflettori»; e che, pur proponendosi «di riportare almeno in parte il sorriso ai tanti africani che vivono ancora oggi i retaggi del colonialismo», è finito ai domiciliari accusato di violenza sessuale ai danni di uno dei tanti assistiti che avrebbe dovuto proteggere e sostenere. Nel frattempo dalla Onlus che, riferisce Il Giornale, «in concomitanza alla notizia» secondo «molti utenti di Facebook» sarebbe «scomparsa dai social network», con la sua «pagina social ancora non raggiungibile», tutto tace.

 

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